Isole nella corrente – Ernest Hemingway – Ad recensionem

Isole nella corrente
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Isole nella corrente (Islands in the stream)
Ad recensionem - Vuoi conoscere qualcosa di diverso dalla trama?

Dopo una breve nota di copertina apprezzabile, perché di pochissime righe, dove viene spiegato come è composto Isole nella corrente e l’aspirazione di Hemingway per questo progetto, seguono queste poche parole di Mary Hemingway, la sua ultima moglie.

Charles Scribner jr ed io abbiamo preparato insieme per la pubblicazione del manoscritto di Ernest. A parte le normali correzioni nella grafia e nella punteggiatura, abbiamo operato alcuni tagli, poiché io era certa che Ernest stesso li avrebbe eseguiti. Il libro è interamente di Ernest. Noi non abbiamo aggiunto nulla.

Mary Hemingway

L’edizione che ho letto è la 13°, edita da Mondadori. 528 pagine.

È un libro che scorre bene, troppo bene, come tutti i romanzi di Hemingway che ho letto. Ed è tragico, come tutti i romanzi che ho letto di Hemingway.

Come sapete questo articolo, anche se è inserito nella categoria Ad Recensionem che significa recensione, non è una recensione, anche se in conclusione può essere considerata una recensione. Dall’alto del suo trono il dio SEO me la farà pagare per queste ripetizioni.

Parlerò del testo con citazioni prese dal libro, cercando di commentare le particolarità del suo stile, le gemme, i concetti e i pensieri a me cari.

Un po’ di parole nuove da metterci in tasca, le corrispondenze che ci sono con le nostra epoca, le edizioni dei libri e soprattutto la mia esperienza personale con questo manoscritto.

Non mancherò di sottolineare alcuni buoni pezzi di altri blogger su questo libro o sull’autore.

Iniziamo.

«Non sono molti quelli che ti assegnerebbero senza esitare alla categoria dei buoni» gli disse Thomas Hudson. «No. E non pretendo di esserlo. Né molto né poco né così così. Vorrei esserlo, però. Essere contro il male non basta a renderti buono. Stasera era contro il male che volevo battermi, e poi invece ho commesso una cattiva azione. L'ho sentito arrivare, come una marea.» Isole nella corrente

Se vuoi scrivere un romanzo leggi romanzi. Vuoi conoscere la natura dell’essere umano? Leggi romanzi. Se vuoi rilassarti leggi romanzi. Vuoi far evolvere i tuoi pensieri? Leggi romanzi. Se devi andare al bagno leggi romanzi. Se vuoi viaggiare leggi romanzi. Vuoi consigli di scrittura? Leggi romanzi!

Insomma c’è sempre un romanzo per qualsiasi attività. Hemingway può entrare in molti dei casi che ho citato nelle stringhe di sopra e sicuramente, come mi è accaduto ad ogni suo manoscritto, entra sempre nella questione consigli di scrittura. Questo è uno dei motivi principali per cui leggo Hemingway, oltre la sua ostinata voglia di essere sincero.

Nel “Il vecchio e il mare” non c’è praticamente niente sulla scrittura e anche ne “Isole della corrente” troviamo ben poco. Non tutti i suoi romanzi sono pieni di aneddoti sulla scrittura come Festa Mobile, però qualche perla la getta sempre lì, per terra, di fronte a te.

Forse è la sua vita, inserita sempre nei suoi lavori, che da l’esempio, non lo so.

Anche se qui il soggetto principale è un pittore c’è sempre lui, lo scrittore, dietro quel personaggio.

Il modo in cui lavora, con cui gestisce le pause, gli amici, le letture è sempre interessante. Non bisogna copiare ma prendere spunto o confrontare i propri metodi con il suo.

Era stato un piacevole tran tran di duro lavoro; di ore trascorse a fare delle cose, di posti dove le cose erano tenute nella massima cura; di pasti e di liquori a cui pensare con l'acquolina in bocca e libri nuovi da leggere e molti vecchi libri da rileggere. Era un trantran dove, quando arrivava, il giornale quotidiano era un avvenimento, ma dove non arrivava così regolarmente da trasformare il suo mancato arrivo in una delusione. C'era no, in questo trantran, molte delle invenzioni alle quali la gente che è sola ricorre per salvarsi e con le quali riesce persino a non sentirsi più sola, e lui aveva fissato le regole e rispettato le consuetudini e vi era ricorso consciamente e inconsciamente. - Isole nella corrente -

Credo che sia meglio iniziare dai romanzi per capire come fare i romanzi (bisogna leggere in sostanza).

Si scrive per tante cose. Io per esempio scrivo per questi motivi (Perché scrivo?). La sincerità, l’onestà intellettuale, credo sia al primo posto quando si scrive ma nessuno può insegnartela e nemmeno Hemingway. Almeno, però, lui prova a spiegarti il suo punto di vista.

Come poteva pensare, sprecando il suo talento e scrivendo su ordinazione e applicando una formula molto redditizia, che tutto questo lo mettesse in grado di scrivere bene e con sincerità? - Isole nella corrente -

Il talento non è solitario, non cammina da solo, non può fare tutto il lavoro.

Ogni scrittore di talento, se fosse onesto, dovrebbe poter scrivere un buon romanzo, pensava Thomas Hudson - Isole nella corrente -

Il talento può bastare? E la preparazione? La costanza? Sono quesiti, a mio avviso, irrisolvibili ma è giusto parlarne, ragionarci e perché no, leggere i pensieri di qualcun altro.

Non esistono surrogati, pensava Thomas Hudson. Non esistono surrogati nemmeno per il talento: non sono denti da tenere in un bicchiere. Il vero talento è dentro di te. È nel cuore e nella testa e in ogni tua parte. Così è anche il mestiere, pensò. Non è solo una serie di arnesi con i quali hai imparato a lavorare. - Isole nella corrente -

Bisogna iniziare a pensare a certe questioni. Cercare di capire che tipo di scrittore si vuole essere. Se onesto, disonesto, venduto, idealista, squattrinato. Ma credo lo si capisca nel momento in cui si ricercano le proprie motivazioni nello scrivere.

Vermi nello stomaco o cibo per il proprio ego? Entrambi?

Joyce nell'Isole nella corrente

Quando penso a Joyce, James Joyce, ricordo le pallose lezioni d’inglese (solo perché non ci capivo un acca) e la difficoltà di imparare a memoria il capitolo su di lui. Se fossi stato più curioso questo preconcetto sarebbe stato subito trivellato di colpi da mortaio.

Il fatto interessante è che in quel periodo, tra la fine dell’Ottocento e i primi cinquant’anni del Novecento (non quando ero al liceo), c’erano gli scrittori più interessanti, a mio parere personale. In più loro si conoscevano e si frequentavano e si odiavano a volte. Ogni volta che scorgo qualche aneddoto, magari non veritiero al cento per cento, su di loro, mi diverto un mondo.

«Se voi ragazzi volete imparare a bestemmiare sul serio» disse Tom junior «dovreste leggere il signor Joyce.» «So tutte le bestemmie che mi servono» disse David. «Almeno per ora.» «Il mio amico signor Joyce usa parole ed espressioni che non avevo mai sentito in vita mia. Scommetto che nessuno saprebbe bestemmiare meglio di lui in nessuna lingua conosciuta.»

Joyce è presente anche in Festa Mobile insieme ad altri scrittori come Ezra Pound, Gertrude Stein o Fitzgerald, per esempio. Sembra come se stessi sbirciando in qualche foto privata di un gruppo di amici dentro un album fotografico trovato in un garage da sgombrare. Non potevo non citare questo fatto. Interessante al pari dei micro consigli di scrittura. Fare rete, fare blocco, tra autori, artisti di ogni tipo può generare un infinito di possibilità, una miriade di nuovi blocchi d’arte, di creazioni nuove, ispirazioni irrazionali.

Hemingway Fitzgerald Stein
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Ho letto solo Dubliners (Gente di Dublino) e me ne pento. Devo leggere assolutamente l’Ulisse. Un pioniere, uno scopritore, un professore di inglese in Italia, un amante di Parigi.  E chi se lo aspettava da quel rompipalle che dovevo imparare a memoria per prendere cinque e mezzo all’interrogazione?

«E poi, oltre a questo, ha inventato una lingua totalmente nuova» disse Roger. Era disteso sulla sabbia a pancia in su e teneva gli occhi chiusi. «Io non la capisco, questa lingua nuova» disse Tom junior. «Forse non sono abbastanza grande. Ma aspettate di leggere l'Ulisse, voi due.» «Quello non è un libro per ragazzi» disse Thomas Hudson. «No davvero. Non lo capireste e non dovreste neanche provarci. Sicuro. Dovrete aspettare di essere più grandi.» «Io l'ho letto tutto» disse Tom junior. «E la prima volta che l'ho letto non ho capito praticamente nulla, papà, proprio come dici tu. Però ho insistito a leggerlo e ora ce n'è una parte che capisco per davvero e che posso persino spiegare agli altri. Certo che ero molto fiero di essere un amico del signor Joyce.»

Isole nella corrente contro il presente

In ogni libro si trova sempre qualcosa che si allinea alla realtà, al mondo dove viviamo, soprattutto in quei testi un po’ datati. Eppure un classico, diciamo, come questo è ben lontano da noi. Geograficamente, storicamente e qualsiasi altro avverbio con “mente” possiate inserire va bene a descrivere questo importante fattore.

«Proprio a me lo viene a dire?» disse Eddy attraverso il rosso delle labbra gonfie e spaccate. «Ho sempre aspettato che la verità e la giustizia prevalessero e poi ce n'era sempre uno nuovo che la verità e la giustizia le pigliava a calci nel culo.» - Isole nella corrente -

Come dargli torto? L’ipocrisia nel mondo è imperante. Ma non parlo di noi poveri cristi. Possiamo essere ipocriti ma nel peggiore dei casi deludiamo un amico, un familiare, un conoscente. Quando si hanno delle responsabilità, quando si ha un ruolo importante nella società l’ipocrisia è un peccato.

Parlo di governi, enti internazionali, Ong, giornalisti, medici, militari e forze dell’ordine, insegnanti e scrittori, personaggi pubblici e aziende. E se ho dimenticato qualche altra categoria agginugetela voi.

Non è cambiato niente. La storia passata è la nostra storia. Ci illudiamo di essere liberi, di vivere osservando la verità, di essere intransigenti e neutrali. Mi dispiace. Il creato è stato ed è rimasto corrotto.

«Quei cabrones. I soldi per l'acqua riescono sempre a trovarli, perché l'acqua è l'unica vera grande necessità. Anche tutto il resto è necessario. Ma per l'acqua non ci sono surrogati e senz'acqua non si può fare. Così riescono sempre a trovarli, i soldi per portare l'acqua. E così non ci sarà mai un acquedotto come si deve».
«Non sono sicuro di seguire il suo ragionamento.»
«Sì, hombre. I soldi per l'acquedotto riescono sempre a trovarli, perché l'acquedotto è assolutamente necessario. Per questo l'acquedotto non possono permetterselo. Chi ucciderebbe l'oca che fa l'acquedotto d'oro?»
«Perché non costruire l'acquedotto e farci un po' di soldi ed escogitare un altro trucco?»
«Come l'acqua non c'è nessun trucco. Puoi sempre far quattrini con la promessa di portare l'acqua. Nessun uomo politico distruggerebbe un trucco come quello costruendo un acquedotto capace di sopperire ai bisogni della popolazione. Ogni tanto, ai livelli più bassi della politica, aspiranti uomini politici si prendono a schioppettate. Ma nessun uomo politico oserebbe attentare alla vera base del l'economia politica.
- Isole nella corrente -

Questo è un piccolo stupido esempio. Noi siamo al corrente che tutto funziona così ma, “per fortuna”, crediamo sempre nella redenzione, crediamo nelle persone e ci fidiamo quando ci dicono che è per il nostro bene. Anche un genitore si comporta così ma quando diveniamo abbastanza grandi proviamo a fare da soli, qui sta la differenza.

Pensiamo che questa volta sia diverso, che questa volta abbiamo ragione.
Voi vi fidereste di un ladro che vi dice che non ruberà più se, in tutta la sua storia, anche più recente, ha sempre rubato?

Sembra che questo accade e spesso.

Ma anche questo è un stupido esempio giusto?

E già una compiacenza pensare a Tom. Non lo farei, se non avessi bevuto. Però sono contento di averlo fatto. C'è sempre un momento in cui bisogna violare tutte le regole. Non tutte, forse.

Forse tutto si può ridurre ad un corso d’acqua. Forse dobbiamo essere ingannati e prenderci una bella batosta, prima di comprendere.

E come se dicesse che finalmente siamo tutti amici e che non ci saranno mai più né tempeste né furore, pensava Thomas Hudson. Perché è così disonesto? Un fiume può essere traditore e crudele e buono e sincero. Un corso d'acqua può essere un amico leale di cui, se non ne abusi, potrai fidarti per tutta la vita. Ma prima di darti una stangata l'oceano deve sempre dirti una bugia.
-Isole nella corrente-
Photo by Josh Sobel on Unsplash

Ma che colpa abbiamo noi? Qualche responsabilità ci è rimasta attaccata come un unghia nera che non vuole proprio sapere di cadere. La sconsiderata ricerca della felicità ci porta ad azzerare il pensiero critico, ad allontanarci da quello che realmente siamo, cercando di aver salva solo la mera vita.

Malgrado ci sentiamo nel giusto, allontaniamo gli altri da noi.

Spesso si presenta la felicità come qualcosa di molto noioso ma, pensava, giacendo ben desto nel suo letto, ciò dipende dal fatto che la gente noiosa a volte è molto felice mentre le persone intelligenti spesso fanno di tutto per rendere infelici se stesse e tutti gli altri. -Isole nella corrente-

La morte nell'Isole nella corrente

E una cosa che capita a tutti. Dovrei saperlo, ormai. E l'unica cosa veramente definitiva, però. Come lo sai? si chiese. Partire può essere una cosa definitiva. Andarsene sbattendo la porta può essere una cosa definitiva. Un vero tradimento, sotto qualsiasi forma, può essere definitivo. Definitiva può essere la disonestà. Vendersi al miglior offerente è definitivo. Ma queste sono chiacchiere. La morte, ecco l'unica cosa veramente definitiva.
-Isole nella corrente-
Photo by Yomex Owo on Unsplash

L’argomento Morte è un classico nei libri di Hemingway e Isole nelle correnti non è da meno. Non starò qui a dilungarmi troppo. Avrai tante cose da dire in merito, senza troppi giri di parole ma sto parlando di Isole nella corrente adesso e non voglio andare fuori tema.

La morte, insieme all’amore, all’odio, alla fame, alla felicità e il suo contrario, sono immutabili e definitivi. Sembra però che la vecchia con la falce faccia così paura da volerla scansare il più lontano possibile, il più a lungo possibile, distruggendo la nostra natura, la nostra umanità.

Ci siamo dimenticati forse che è inevitabile? Perché evitare di parlarne, evitare di accettarla, evitare di vederla, comprenderla e abbracciarla?

Nessuno vuole morire ma accadrà e non significa che sia per forza un male, la fine di tutto.

Qualcuno diceva che la morte è una porta che ci porta da un’altra parte.

Un punto che tutti noi abbiamo in comune. Strano sentirlo dire vero? La morte ci rende uguali, fratelli e sorelle, in tutte le sue diramazioni. Odiare la morte è odiare la nostra natura e noi stessi.

E la ripugnanza che provo al pensiero d'incontrarli, pensò. E mio dovere e voglio catturarli e lo farò. Ma ho come l'impressione di essere nel braccio della morte insieme a loro. Si odiano, quelli che sono nel braccio della morte? Non credo, se non hanno perduto il cervello. -Isole nella corrente-

Parole

Diamo un po’ di respiro a questo articolo cambiando orizzonte, per un momento.

I romanzi sono grandi dispensatori di nuove parole. Hemingway era uno scrittore (almeno per quanto riguarda i libri che ho letto) che non utilizzava chissà quali paroloni incomprensibili. Letture popolari sotto questo punto di vista.

Ma qualche parola nuova c’è sempre.

residuo olio d’oliva dopo chiarificazione…

l'acqua era nera e oleosa come la morchia

specie di cucchiaia, generalmente di legno, con il quale si raccoglie e si getta l’acqua dalle imbarcazioni…

«E come quando arrivano i monsoni» disse Willie. «Passami la gottazza che levo un po' d'acqua.» «Tieni il nino all'asciutto.» «Ho il calcio tra le gambe e la canna sotto la spalla sinistra dell'impermeabile» disse Willie. «Non è mai stato meglio in vita sua. Dammi la gottazza.»

Miscela di diversi fenoli ottenuta per distillazione del catrame di legno di faggio…

...sbarre si alzarono e la macchina ripartì e ormai erano al riparo dal vento di tramontana e gli scafi di legno delle navi della pietosa e grottesca marina mercantile del tempo di guerra erano immobili contro le palafitte delle banchine di legno, annerite dal creosoto, e la feccia del porto galleggiava lungo le fiancate più nera del creosoto delle palafitte e sozza e repellente come una cloaca da vuotare.

Nome comune di alcuni Pesci Teleostei….

Il mare era stato troppo agitato per fare molta pesca subacquea e dopo cena i ragazzi erano andati via con Joseph a pescare le aguglie.

Parole che mai avrei potuto scoprire e che forse mai mi occorreranno. Le ultime parole famose.

Hemingway era un appassionato di caccia, di pesca, di guerra, di donne, di bevute e quando racconta di queste sue “debolezze” lo fa andando sul tecnico, descrivendole nel modo più preciso possibile.

Non è stato l’unico scrittore con una passione così viscerale per l’acqua, per il mare.

Hemingway è fissato con la parola serico. Ognuno ha le sue manie, i propri tormentoni. Ma non è la prima volta che la sento questa parola in uno dei suoi libri. In fin dei conti è anche piuttosto semplice da comprendere.

I suoi capelli spiovevano su di lui e gli coprivano serici e pesanti gli occhi e le guance e allora lui staccò le labbra da quelle instancabili di lei e prese in bocca una ciocca dei suoi capelli e la tenne così.

Qualcosa da imparare nell'Isole nella corrente

Si parla di Parigi. C’è ancora il nostro Joyce di mezzo.

Per noi scrittori è tutto interessante e diveniamo esageratamente ottimisti quando leggiamo questi aneddoti. Pensiamo: “vedi che tutto è interessante? Vedi che anche qualcosa di insignificante può entrare di prepotenza in un libro?”

Ma noi non siamo Hemingway. Significa che finché non abbiamo un NOME non possiamo permetterci di fare questo cose.

Vi sembra corretto?

Intanto mi godo l’aneddoto e me lo metto nella tasca interna della giacca, pronto a giocarmi l’esempio, quando servirà.

"Ah, Hudson, la stavo cercando", ed entrammo tutti e tre nel caffè e fuori faceva freddo ma noi ci sedemmo in un angolo con uno di quei, come si chiamano?» «Braziers.» «Io credevo che fossero quei cosi che portano le don ne» disse Andrew. «È un recipiente di ferro con dei buchi dove si brucia un po' di carbone o carbonella per riscaldare un posto al l'aria aperta, come il terrazzo di un caffè dove per stare caldi ti siedi lì vicino o un campo di corse dove stai lì in piedi nei paraggi e intanto ti scaldi lo stesso» -Isole nella corrente-

Avevo scoperto questa cosa quando lessi Lupo di Mare di Jack London. La riporto perché la reputo interessante.

«Quando Tom ti ha detto di guardare il relitto. Cambiamo automaticamente. Quando tu sei andato a tribordo, io sono passato a babordo.» «Troppo nautico per me» disse Willie. «A a destra e non se ne parli più. Perché non dici destra e sinistra, come quando sei al timone?» «Sei stato tu a parlare della guardia a tribordo» disse Henry. «Giusto. E d'ora in poi dirò sopra e sotto e il davanti e il didietro della barca.» -Isole nella corrente-

Cosa c’è di singolare in questo stralcio? Che centra Jack London?

Babordo e Tribordo sono parole diffuse tramite traduzioni francesi e romanzi d’avventura. In italiano non si dice così.

Cliccate sui link della Treccani per conoscere il seguito di questa faccenda.

P.s. Io non ci prendo un soldo sui loro link, andate sereni.

P.p.s. Anche loro si sono piegati. É un viaggio senza ritorno. 

Se scrivete babordo e tribordo in un vostro scritto, a meno che la storia non sia ambientata all’estero, arriva puntuale un errore di coerenza. Se siete bravi, e lo siete ne sono sicuro, la potete incartare con un doppio strato di pellicola e metterla dentro un contenitore, per non far sentire la puzza.

Stile

Siamo quasi al termine, tranquilli.

Quando leggo cerco sempre di individuare lo stile, cercando lo schema preferito dell’autore.

Hemingway nell’Isole delle correnti non cambia di una virgola il suo modo di raccontare e ne siamo tutti molto felici.

digressione

Una recensione interessante del libro l’ho trovata nella terza pagina di ricerca. Cercando si impara.

Diverse foto di alcuni posti, abitudini, conoscenze di Hemingway fanno da contorno ad un articolo che non vuole solo descrivere la trama ma raccontare il rapporto avuto con il libro. Mi piace assai.

Se volete delucidarvi solo un po’ di trama, le origini del manoscritto, la sua composizione e varie ed eventuali, provate questo. Breve, conciso, senza troppe anticipazioni.

Doverosa questa digressione prima di tornare a parlare dello stile di Hemingway perchè in questa categoria fa parte anche la struttura del romanzo e io non avevo proprio voglia di parlarne. I link sopra sono interessanti ed esaustivi.

fine digressione
E così che mantieni la promessa di non pensarci finché non riprenderemo il largo? Non era il mare che volevi dimenticare. Sai che il mare lo ami e che non vorresti essere in nessun altro posto. Esci a guardarlo sulla veranda. Non è né crudele né insensibile. Tutte balle. E là, ecco tutto, e il vento lo muove e lo muove la corrente e il vento e la corrente si azzuffano sulla sua superficie ma in fondo al mare questo non conta niente. Devi essere contento di tornare sul mare e devi ringraziarlo perché è la tua casa.
-Isole nella corrente-
Isole nella corrente
Photo by Analia Ferrario on Unsplash

In Isole nella Corrente Hemingway alterna la narrazione in terza persona ad un flusso di pensieri personali pensati dal protagonista. Parla a se stesso, si fa domande e prova a darsi risposte.

É davvero molto affascinante il modo in cui lo fa perché non spezza mai il ritmo della lettura nonostante questi pensieri siano delle digressioni. Molti autori usano il corsivo per i pensieri o la più classica dicitura “pensò” al termine di una frase al presente, ma ci sono molti altri espedienti. Questa è la prima volta che mi capita di vedere un modo simile di far pensare il personaggio.

Ma perché Ara non poteva trattenersi dall'ammazzare quel figlio di puttana, così avremmo qualcosa da mostrare che forse avrebbe fatto un po' di bene. Bene? Non volevo dir questo. Che forse sarebbe servito a qualcosa, volevo dire. -Isole nella corrente-

C’è ancora un altro punto che voglio sottolineare. Senz’altro chi ha letto qualche romanzo di Hemingway non ci troverà niente di speciale in quello che sto per dire. Eppure questo modo, questa sorta di tecnica, mi piace ed è un piacere leggerla nei suoi scritti. Possiamo snobbarla, possiamo ritenerla banale, certo. Io preferisco metterla nella mia enciclopedia, nella cassetta degli attrezzi come direbbe qualcuno e usarla, quando serve, quando sta bene, se necessario.

Ricordo di aver sentito il tepore dei piccioni accanto a me sotto la coperta quando tu li uccidevi qualche attimo prima che annottasse e com’erano lisce le penne e io li carezzavo e li stringevo e mi scaldavo le mani andando a casa finché diventavano freddi anche i piccioni.»

Isole nella corrente

Bere

Opinioni-recensioni

Acqua di cocco, ghiaccio, gin, angostura e cedro, non in questo ordine.

Ancora non l’ho provato. Voi?

Io l’ho cercato sul web. Pensavo che scrivendo Hemingway e Gin sarei stato fortunato. Che illuso. Ha inventato un cocktail (Hemingway Special), amante del Daiquiri (in questo libro, nel capitolo Cuba, ne abusa parecchio) e del whiskey e molto altro ancora. Ma per trovare questo drink, che a questo punto si chiama Green Isaac’s Special, ho perso qualche minuto della mia vita o li ho guadagnati.

Il sito che ho incontrato non è più disponibile ma con questi pochi e semplici ingredienti la cosa peggiore che può accadere è di ubriacarsi.

Il Libro

Qui ci addentriamo in un campo minato.

Quello che ho letto è la tredicesima edizione della Mondadori. Anno 1998.

É davvero difficile se non impossibile elencare le altre edizioni, di altre case editrice (come il Club degli editori), per non parlare dei testi in lingua originale o in altri idiomi.

Per quanto non mi piaccia dire ciò che sto per dire, l’unico modo per trovare qualche versione cartacea datata è andare su Ebay.
Il merito però non è di questa azienda ma degli inserzionisti che vendono. Non tutti ma quasi inseriscono nella descrizione del libro usato che stanno vendendo l’anno di uscita, le foto e anche la casa editrice.

N.B. Non esiste solo Ebay. Cercando si impara.

Come ho già detto anche in un mio precedente articolo, in ogni edizione si può trovare qualcosa di nuovo. Un commento dell’autore, un biografia e se si è sfortunati un presentazione di qualche altro autore. Non mi fido tanto delle ristampe attuali. C’è il brutto vizio di censurare, di edulcorare e a volte distruggere alcuni autori del passato per il fottutissimo politicamente corrente. Preferisco vecchi libri.

In questo esatto punto entra in gioco la mia incoerenza più cocente.

Come può uno scrittore che vuole andare in stampa odiare i libri nuovi? Come pretendo di entrare in questo tipo di mondo e allo stesso tempo ripudiarlo?

Domande senza risposte, per ora. Torniamo ai libri che è meglio.

Il fascino del libro usato, del manoscritto ritrovato, le pagine consunte, l’odore di muffa, il pensare quanto quel libro si sia spostato in cinquant’anni… tutto questo in un libro nuovo manca e si sente.

Il prezzo varia dai 3 euro ad un massimo di 24 (edizione del 1971, Mondadori, in buono stato con sovra coperta) se non si supera la prima pagina di ricerca, poi si sale addirittura fino a 50 euro.

Chi vende i libri usati è un pazzo o un genio.

Se si è malati di libri, se si è collezionisti incalliti e si legge anche in inglese si possono trovare molte chicche ma i prezzi salgono tanto, troppo. Sono stato un collezionista (non di libri) in passato e sono riuscito a disintossicarmi e non sono più d’accordo con l’accumulo seriale.

Conclusioni Isole nella corrente

Lascia parlare il whisky, disse a se stesso. Che solvente dei nostri problemi. L'alchemico solvente che in un lampo il nostro oro plumbeo in merda tramuta. Non si può nemmeno scandire. Quest'oro plumbeo in merda tramuta: così va meglio.

C’è di tutto e non c’è niente in questo libro. L’ho divorato in pochi giorni. Non sempre capita con questi pazzi oggetti di carta.

Si può leggere dappertutto. In treno, sul balcone quando fa freddo, sulla tazza del cesso. Forse eviterei di farlo la sera. Quando c’è il sole si potrebbe accompagnare con un bel drink fresco come il Green Isaac’s Special o, in mancanza di acqua di cocco, anche un Daiquiri.

Occhio però! Non c’è da scherzare, non c’è niente da ridere qua dentro. Contenuti importanti, profondi e vanno presi col dovuto rispetto senza lasciarti inghiottire, altrimenti non se ne esce.

Festa mobile o Per chi suona la campana sono stati più illuminanti per me. Anche di più del Vecchio e il Mare e di Verde Colline d’Africa. Isole nella corrente si va a posizionare subito al terzo posto ma è in cima nella mia classifica generale. Diciamo tra i primi venti posti.

Non riuscirei mai a scrivere un libro così. Non riuscirei ad essere così sincero su me stesso senza parafrasare, inventare, mistificare. Invidio il suo coraggio.

Lo posso consigliare? Non mi interessa farlo. Ho già detto troppo e adesso tocca a voi. Prendere o lasciare.

Voi cosa ne pensate?

I link sono stati utili?

E le citazioni? Troppe? Poche?

Le mie opinioni all’interno dell’articolo sono andate troppo fuori tema?

Siete stati delusi da non sapere niente della trama?

Le informazioni tecniche, stilistiche, grammaticali all’interno del libro vi sono piaciute?

Vi ho fatto troppe domande, d’accordo adesso basta. Commentate e siate sinceri. Ci guadagniamo tutti una bella chiacchierata. 

La critica è la migliore alleata e non ti tradisce mai. 

Ad recensionem di Be Frank. Al prossimo libro. La trama me la tengo per me.
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