Weimar: Lo stato d’emergenza della Repubblica tedesca del 1933

Weimar - Reichstag

                    Weimar, la costituzione, la repubblica, la sua caduta legale.

Questo articolo nasce dalla mera curiosità.

A scuola non sono mai arrivato alla seconda guerra mondiale con il programma e credo che molti di voi abbiamo avuto la mia stessa sorte. Ho dovuto, con il tempo e l’aiuto di questa mia viscerale curiosità, vedermela da solo.

Quando lessi, per caso, che Hitler mantenne lo stato d’emergenza per dodici anni non potevo crederci. Pensai:

È possibile mantenere per così tanti anni una situazione instabile, calcolando che la guerra mondiale scoppiò ufficialmente nel ’39 con l’invasione da parte della Germania della Polonia? (Quante cose non sai vecchio mio)

Mi sono documentato, un po’ sul web e un po’ sui libri cartacei, ripescando un vecchio manuale di storia contemporanea che utilizzò mia sorella per un esame (facoltà di sociologia quando ancora c’era il vecchio ordinamento).

Di stato di emergenza nell’articolo 48 della Costituzione di Weimar (costituzione tedesca dal 1919 al 1945) non si fa cenno alcuno.

Nel manuale che ho tra le mani (Manuale di storia contemporanea di A. Giardina, G. Sabbatucci, V. Vidotto, prima edizione 1988, quinta ristampa 1996) la chiama «misura eccezionale», senza addentrarsi nei dettagli, dando per scontato che il Parlamento (Reichstag) approvò la «legge suicida» (citazione dal libro) che diede pieni poteri a Hitler.

Mi sono domandato, visto lo stato d’emergenza italiano si sia prolungato fino a gennaio 2022 (fra pochi mesi spegneremo due candeline), come è possibile che nessuno, nemmeno per dovere di cronaca o di comparazione, abbia fatto menzione alla più famosa usurpazione di una Costituzione nella storia. In effetti la Costituzione di Weimar cessò di esistere, venne cancellata, stuprata, umiliata.

Abbiamo un grande esempio storico, che sembra un monito, un campanello d’allarme, le sirene di una fabbrica sotto attacco aereo, e non ne parliamo neanche?

Soffermiamoci per un momento, parliamone, leggiamo, capiamo. Evitare di comprendere non significa esorcizzare, ed esorcizzare non vuol dire portarsi sfiga. Incrociamo le dite, tocchiamo ferro, cornetti e santini, elefantini e segni della croce, rituali porta fortuna e candele profumate… Evitare di parlare di qualcosa per paura che avvenga, ma siamo pazzi?

La scrittura in questi anni mi ha messo davanti alla necessità di documentarmi per poter dare credibilità alle mie storie, inoltre amo la Storia e credo che nel nostro passato ci siano le risposte per il nostro futuro. Credo anche che la Storia non dovrebbe essere data per scontata. Il revisionismo deve essere alla basa della ricerca storica. Ogni nuovo elemento ritrovato, ogni nuovo strumento tecnologico che ci dà la possibilità di approfondire le ricerche, ogni nuovo documento antico rilasciato, deve sempre mettere in gioco tutto, di nuovo e daccapo, senza scappatoie.

In questo mio articolo non mi sogno nemmeno per un secondo di fare una cosa del genere. Voglio semplicemente parlare dell’utilizzo dell’articolo 48 della Costituzione di Weimar per comprendere l’innesco di una reazione a catena che avrebbe portato all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Il classico effetto farfalla.

Che poi, amici miei, nessuno può sapere se non sarebbe avvenuta comunque. Ma, fino a prova contraria, i fatti sono questi.

Tutto iniziò con l’incendio del parlamento il 27 febbraio del 1933… non proprio. Il presidente della repubblica Paul von Hindenburg chiese a Hitler di divenire Cancellerie, sperando così di bloccare in qualche modo l’ascesa del NSDAP (Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) poiché avrebbe ottenuto solo tre ministri su undici… ma anche qui si dovrebbe andare più indietro per capire al meglio le tappe che portarono a quello che poi avvenne.

Costituzione Weimar
La Repubblica di Weimar - Dalla democrazia alla dittatura

La costituzione di Weimar venne approvata nel 1919. Non fu molto fortunata nonostante sia stata una buona costituzione per quell’epoca.

«La Repubblica di Weimar ha visto 20 governi in 14 anni, 5 elezioni politiche negli ultimi 6 anni, un mare sempre crescente di disoccupati, una violenza politica sulle strade soprattutto tra comunisti e nazisti con morti e feriti quasi ogni fine settimana. Tutto questo fa svanire definitivamente ogni fiducia nella democrazia che entra in un’agonia irreversibile.»

Il trattato di Versailles, un parlamento perennemente instabile, la crisi del ’23 e del ’29 e Hitler. Sono diversi indicatori di sventura.

Ci fu un grande interesse da parte dei padri costituenti di mettere in primo piano i diritti fondamentali dei tedeschi nella nuova costituzione, ma era ancora l’embrione di qualcosa di mai visto prima in Europa, proveniente da un’altra repubblica che aveva “fallito”. L’idea della costituzione non venne supportata e le buone intenzioni si persero nell’aria come cenere.

La Costituzione di Weimar ha dunque innovato profondamente all’articolazione dei diritti nelle costituzioni liberali e può essere considerata il prototipo ed il laboratorio del costituzionalismo democratico del Novecento. Essa incontrò peraltro, nella letteratura dell’epoca, critiche dure, perché ad essa venne imputata la pretesa totalizzante, ma al contempo dissolvente, di voler comprendere nella propria capacità di regolazione tutto il pluralismo e di voler abbracciare tutti gli ambiti della società civile.

Cartina Repubblica Weimar
http://studiarestoriaeletteraturaonline.blogspot.com/2017/02/corridoiopolacco-di-danzica.html

E tuttavia, sebbene la crisi della democrazia nell’esperimento weimariano sia da ascrivere anche agli elementi di forte conflittualità, cui la costituzione aveva dato legittimazione, non può tacersi che tale pretesa fosse ispirata, in origine, dalla necessità di contenere all’interno della cornice costituzionale gli antagonismi anche radicali della società tedesca dopo la dissoluzione del Reich guglielmino.

https://www.zdf.de/nachrichten/heute/schwarzburg-in-thueringen-fest-feiert-weimarer-verfassung-100.html

Il ruolo del Presidente della Repubblica nella Costituzione di Weimar non era pensato solo come arbitro del sistema politico ma doveva essere un baluardo contro le minacce assembleari e dai colpi di mano insurrezionali.

La sfiducia nel sistema parlamentare, proveniente dall’età Guglielmina, indussero la maggior parte degli schieramenti politici ad abbracciare il modello presidenziale.

I socialdemocratici erano riluttanti a questo perché temevano la possibilità di un ritorno alla monarchia e all’autoritarismo, come avvenne in Francia con Napoleone III:

da presidente eletto democraticamente cambiò, con un colpo di stato ben congeniato, la costituzione e si fece proclamare dal senato Imperatore.

In cambio dell’obbligo di controfirma del cancelliere sugli atti presidenziali, compreso lo scioglimento anticipato del parlamento, l’esercizio del diritto di veto sulle leggi già approvate dal Reichstag e il conseguente ricorso al referendum popolare, il partito accettò.

Ma tutto questo non impedì di bilanciare i poteri del presidente. Un mandato di sette anni, l’elezione diretta e questa continua frammentazione dei partiti con conseguente instabilità dei governi quasi sempre senza maggioranza qualificata, diedero al presidente un grande potere.

La preoccupazione di far diventare il presidente l’ultimo baluardo della repubblica trovò la sua massima estensione nell’articolo 48 della costituzione di Weimar

Pagina finale Costituzione Weimar

Art. 48 – Se un Land non adempie gli obblighi impostigli dalla costituzione o da una legge del Reich, il presidente può costringervelo con l’aiuto della forza armata. Il presidente può prendere le misure necessarie al ristabilimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, quando essi siano turbati o minacciati in modo rilevante, e, se necessario, intervenire con la forza armata. A tale scopo può sospendere in tutto o in parte la efficacia dei diritti fondamentali stabiliti dagli articoli 114, 115, 117, 118, 123, 124 e 153. Di tutte le misure prese ai sensi dei precedenti commi il presidente deve senza indugio dare notizia al Reichstag. Le misure stesse devono essere revocate se il Reichstag lo richieda. Nel caso di urgente necessità, il governo di un Land può adottare pel proprio territorio le misure provvisorie indicate nel secondo comma. Esse vanno revocate se lo richiedono il presidente del Reich o il Reichstag. Norme più particolari saranno date con legge del Reich.

Questo articolo all’interno della costituzione di Weimar (Costituzione del Reich dell’11 agosto 1919) ha permesso tutto quello che accadde dal 1933 al 1945. C’è sempre la volontà degli uomini a far sì che un semplice articolo si faccia strumentalizzare per scopi totalitari.

Hitler, chiamato dal presidente Paul von Hindenburg per divenire cancelliere nel 1933, riuscì ad installare uno stato d’emergenza che durò per 12 anni, usando il potere straordinario conferitosi, per un’emergenza di sicurezza pubblica, per comandare a suon di decreti.

…venne rispettato il principio di legalità, in base alle prescrizioni costituzionali sulla formazione del governo. Sempre in modo legale, in base all’interpretazione della Costituzione, a seguito delle elezioni del 5 marzo 1933, si trasferì la potestà legislativa dal Reichstag al governo, compresa la possibilità di smantellamento della Costituzione di Weimar, con l’astuzia di non abrogarla mai formalmente….

Per comprendere ancora meglio il clima sociale degli anni precedenti alla proclamazione della Costituzione di Weimar, le sue varie criticità o punti di forza, osservate anche da diverse figure intellettuali, tra cui Thomas Mann, gli aspetti problematici del catalogo dei diritti fondamentali, della costituzione economica e della forma di governo della Costituzione, vi invito a leggere questo interessante (e tosto) saggio di Paolo Ridola pubblicato in pdf dal sito Associazione italiana costituzionalisti.

Incendio del Reichstag del 1933

Incendio Reichstag
https://www.welfarenetwork.it

Arriviamo al fatidico momento. Un evento, una causa, che portò ad instaurare l’applicazione dell’articolo 48. L’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933

Marinus Van der Lubbe, piromane, comunista, di origine olandese, squilibrato mentale, semideficiente, matto, provocatore, portatore di handicap al cervello. Molti appellativi vennero/sono usati per questo giovane.

Insieme a Georgy Dimitrov leader comunista e di due suoi collaboratori, Popov e Tanev, Van der Lubbe venne accusato di aver appicato l’incendio.

Il giorno successivo all'incendio al Reichstag il presidente del gruppo parlamentare comunista Ernst Torgler si presentò alla polizia per proclamare l'innocenza dei comunisti, ma venne arrestato insieme con tre comunisti bulgari; i quattro, con Lubbe, vennero accusati dell'incendio. Al processo, che si tenne a Lipsia negli ultimi tre mesi del 1933(8 mesi dopo), assistette un centinaio di giornalisti stranieri. La magistratura, ancora indipendente, giudicò Lubbe colpevole, ma assolse gli altri imputati, con grande dispetto di Hitler. Lubbe, condannato a morte, venne immediatamente giustiziato, Torgler finì in un lager e i tre bulgari vennero espulsi dalla Germania. Dopo questa sentenza i nazisti costituirono un "tribunale del popolo" presieduto da magistrati di loro gradimento, competente a giudicare tutti i reati politici.

Dell’incendio, pensando in maniera logica e visto l’importanza che avuto nel futuro del nazismo, non si può non avere il dubbio che sia stato auto provocato dallo stesso partito nazista. Tenendo ben a mente che già il giorno seguente uscì il decreto dell’incendio del Reichstag e da lì a pochissimo tempo furono arrestati tutti gli esponenti del partito comunista e non solo.

Durante i processi che si tennero a Norimberga nel 1945 contro i principali responsabili del regime nazista, la responsabilità dei nazisti nell'episodio dell'incendio del Reichstag venne definitivamente appurata: Hans Gisevius, che nel 1933 era funzionario al Ministero prussiano degli interni [carica anch'essa ricoperta da Göring], testimoniò che l'ideazione dell'incendio fu di Göring e di Goebbels e Rudolf Diels, ex capo della Gestapo, riferì in una dichiarazione giurata che lo stesso Göring aveva già qualche giorno prima dell'incendio approntato una lista di persone da arrestare subito dopo di esso. Il generale Franz Halder, infine, riferì che lo stesso Göring, durante un pranzo ufficiale, si era pubblicamente vantato di avere personalmente organizzato anche i particolari dell'incendio.

Il fatto quotidiano cade dal pero, come se non avesse mai letto o studiato niente al riguardo. Articolo del 26 luglio 2019.

Quando lasciò Van der Lubbe davanti al Reichstag, alle 21 del 27 febbraio 1933, nell’aria “c’era odore di bruciato e deboli nuvole di fumo attraversavano le stanze”. Questo racconta Hans-Martin Lennings, ex membro delle Sa, il primo gruppo paramilitare del partito nazista, in una dichiarazione giurata che fece scrivere nel 1955 in forma notarile. Un documento trovato oggi negli archivi del tribunale distrettuale di Hannover che potrebbe riscrivere la storia dell’incendio che Adolf Hitler e i nazisti utilizzarono come pretesto per scavalcare tutti i diritti politici e civili di base.

Nella nostra “Storia contemporanea” siamo diventati esperti di questi tipi di strategia. Una causa che scatena una reazione feroce e giustificata.

Ma non è dell’incendio che volevo parlare sebbene un piccolo accenno andava fatto.

Decreto dell’incendio del Reichstag (Decreto del Presidente del Reich per la protezione del Popolo e dello Stato)

Il 28 febbraio del 1933 venne approvato questo decreto. Uno solo giorno fu sufficiente per scriverlo e ufficializzarlo. Venne proclamato dal presidente della repubblica Paul von Hindenburg (86 anni, morì l’anno seguente), che conferì pieni poteri al partito nazista e al DVP (partito popolare tedesco, acronimo tedesco), giustificando la paura di una rivoluzione comunista. Molti dei diritti civili vennero sospesi. Incarcerazione degli individui sospetti, soppressione dell’ergastolo a favore della pena di morte, tra le altre cose.

Hitler utilizzò questo decreto per dare la caccia a tutti i comunisti, compresi tutti gli esponenti del partito ancora presente nel parlamento.

Il 23 marzo del 1933, quando il nuovo Reichstag si riunì per votare la Legge (?) per gli Interventi Straordinari a Difesa della Nazione e del Reich (Gesetz zur Behebung der Not von Volk und Reich), conosciuta come Legge sui Pieni Poteri (Ermächtigungsgesetz), gran parte dei deputati comunisti erano in prigione mentre agli altri deputati, socialdemocratici e la rimanenza comunista, fu impedito di partecipare alle votazioni. Questa legge permise ad Hitler in carica come cancelliere, di promulgare leggi senza passare per il parlamento.

https://it.wikipedia.org/wiki/Decreto_dell%27incendio_del_Reichstag
Praticamente l'inizio della dittatura

Si può prendere spunto da questa pagina web che fa una cronologia degli avvenimenti dal 1933 al 1945 in Germania, per dare una riordinata alle idee e alle date. L’enciclopedia dell’olocausto.

Tutto precipita. La creazione della Gestapo, dei campi di detenzione, delle SS, le leggi raziali, l’impedimenti di nuovi partiti politici stabilendo che l’unico possibile potrà essere solo quello nazista… fino al 2 agosto 1934. Muore il presidente von Hindenburg. Hitler, con l’aiuto delle forze armate, diventa Presidente.

Ultima tappa della nostra storia.

La Costituzione di Weimar viene seppellita in legalità.

Conclusioni e comparazioni

La mia curiosità è stata soddisfatta. Ho dovuto leggere più fonti, anche quelle di Wikipedia, per potermi fare un’idea, sia ben chiaro, un’idea. C’è ancora molto altro da leggere e da consultare prima di vedere tutto nella sua forma corretta.

Posso dire però che è l’articolo 48 della costituzione di Weimar che ha permesso di instaurare lo «stato d’emergenza».

L’incendio ha dato l’innesco per il primo decreto, legale, su cui Hitler, sempre rimanendo nella legalità, eccetto per qualche mossa sporca, è potuto arrivare a creare la legge dei pieni diritti e infine, abolendo la figura del presidente e nominandosi Fuhrer (guida, condottiero), unico capo di stato.

Le colpe sono di molti, umani e non. I parlamentari, il presidente, le crisi economiche, la disillusione della democrazia e il calcolato pericolo per la nazione.

Dodici anni di stato d’emergenza (possiamo più o meno dire). Nei primi tempi nuove “leggi” emanate per decreto e poi, quando Hitler prese i pieni poteri, vere leggi, con la furbizia di non abrogare mai formalmente la costituzione di Weimar.

... momento di riflessione...

Hitler in pochi mesi fece tutto questo. Nel nostro tempo se un altro uomo al potere facesse la stessa cosa, con le stesse tempistiche, sarebbe difficile farlo passare in sordina. Ce ne accorgeremo. Sempre se gli organi d’informazione non siano corrotti, venduti, ricattati, governati dai governanti. Ma questo non è il nostro caso, tranquilli.

I giornalisti sono santi caduti dal cielo, mandati da Dio per donarci verità indiscutibili e inoppugnabili.

Ma se lo si facesse con più tranquillità, in maniera subdola, con un nemico invisibile che in teoria può nuocere a tutti, trasformando la paura in odio, facendo combattere nuove guerre ideoligiche tra i cittadini stessi, senza sporcarsi le mani, sarebbe molto difficile accorgersene(?). * Sempre se gli organi d'informazione... sempre se i giornalisti...

In fondo LO FANNO SEMPRE PER IL NOSTRO BENE, ANDIAMO!

Eppure, per quanto veloce fosse andato, Hitler ci mise quasi due anni da quell’incendio al parlamento per formulare le leggi raziali definitive. Gli ebrei divennero cittadini di seconda classe. Ma fino a quel momento molte furono le misure “legali” che misero da parte gli ebrei e queste furono legittimizzate dal popolo stesso.

"Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre". Primo Levi.

Invito tutti a fare ricerche personali. Questa storia dello stato d’emergenza, eccetto per l’incredibile e improbabile menzione di Wikipedia, non è stata facile da trovare. Si dà per scontato che Hitler si sia preso il potere ma una delle cause decisive fu l’immobilismo dei deputati che pur di mantenere la poltrona svenderono i loro stessi connazionali. Alleanze, strategie, calcoli, ricatti, corruzione, etc etc etc. 

... momento di riflessione...

Le tattiche (che non funzionarono) per tenere a bada Hitler, che poi con astuzia e prepotenza si  prese tutto, con l’aiuto dell’incendio e la paura della rivoluzione comunista installata nella mente della gente.

Sto dicendo parole che ho già sentito ultimamente da qualche parte.

Sarebbe molto interessante riprendere i nostri vecchi libri di storia delle medie o delle superiori e vedere cosa dicono di tutto questo. Lo stato di emergenza (o in qualsiasi modo vogliamo chiamarlo) sembra qualcosa che appartiene alla nostra epoca e invece non è affatto così.

Tra l’altro la nostra costituzione parla di stato di guerra (articolo 78) anche se ripudia la guerra:

«L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.» Articolo 11 della Costituzione Italiana.

Lo stato d’emergenza nella nostra costituzione non esiste. Esiste però una legge ordinaria che determina ciò. Non è stata scritta dai padri costituenti. “La prima regolamentazione si deve alla legge n. 225 del 1992 (istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile), in ultimo compiutamente riformata con il d.lgs. n. 1 del 2018 (Codice della protezione civile).

La legge ordinaria del 1992 regola le funzioni della Protezione Civile, parlando di stato d’emergenza della durata massima di 90 giorni. Nel 2018 hanno aggiustato decisamente il tiro.

Cito dal sito

https://www.questionegiustizia.it/articolo/l-insegnamento-del-covid-19-sullo-stato-di-emergenza-non-e-mai-troppo-tardi

Nella nostra Carta fondamentale è previsto unicamente lo “stato di guerra” all’art. 78, che deve essere deliberato dalle Camere e dichiarato dal Presidente della Repubblica ex art. 87 Cost., e in costanza del quale il Parlamento deve conferire al Governo i «poteri necessari».
La situazione attuale, anche se per la sua drammaticità e per gli effetti sociali ed economici devastanti che ha prodotto, viene paragonata da molti ad una guerra, non è, giuridicamente, assimilabile allo “stato di guerra” previsto dall’art. 78 Cost., né, dato il carattere speciale di tale fattispecie, si può ammetterne una applicazione analogica in condizioni di emergenza
articolo 78
https://slideplayer.it/slide/981435/
articolo 87
https://slideplayer.it/slide/960732/
L’assenza di un diritto speciale per lo stato di emergenza è il risultato di una scelta consapevole compiuta dai padri costituenti: in sede di Assemblea costituente, infatti, era stata avanzata una proposta volta a inserire la previsione dello stato di emergenza all’art. 78 Cost., per disciplinare situazioni che richiedessero uno stato eccezionale in situazioni diverse da eventi bellici.
Tuttavia, la proposta è decaduta ed è stata esclusa dal testo finale della Carta costituzionale, da un lato allo scopo di evitare che attraverso la dichiarazione dello “stato di emergenza” si potesse disattendere l’ordinamento costituzionale democratico, mediante la compressione dei diritti fondamentali e quindi l’alterazione dell’assetto dei poteri; dall’altro in quanto c’è chi ha ritenuto che le lungaggini procedurali imposte dall’art. 78 (che richiede una delibera parlamentare prodromica alla dichiarazione dello stato di guerra) non fossero idonee a fronteggiare efficacemente le eterogenee situazioni emergenziali che si sarebbero potute presentare.
Seppur non previsto dalla Costituzione, né assimilabile in via analogica allo stato di guerra, lo stato di emergenza riceve una disciplina a livello di legge ordinaria, la cui prima regolamentazione si deve alla legge n. 225 del 1992 (istitutiva del Servizio nazionale della protezione civile), in ultimo compiutamente riformata con il d.lgs. n. 1 del 2018 (Codice della protezione civile). Il d.lgs. 1/2018 prevede all’art. 24 che il consiglio dei ministri possa deliberare lo stato di emergenza di rilievo nazionale al ricorrere di determinati eventi previsti dall’art. 7, che legittimano il potere di ordinanza di protezione civile ex art. 25, che può aver luogo «in deroga ad ogni disposizione vigente»[5].
La normativa in materia emergenziale individua i presupposti e i limiti della gestione emergenziale: in questo senso, riveste fondamentale importanza proprio il presupposto oggettivo (ovvero quello che è stato individuato quale “fatto straordinario”) che legittima i provvedimenti in deroga al diritto vigente, individuato dall’art. 7 del d.lgs. 1/2018 eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall’attività dell'uomo
L’art. 24 del d.lgs., 1/2018, inoltre, individua tutta una serie di principi e di forme da osservare ai fini della dichiarazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale: quanto alla forma, essa deve avvenire tramite delibera del consiglio dei ministri; quanto ai principi, riveste fondamentale importanza la previsione, nella delibera stessa, della durata temporale limitata dello stato di emergenza che giustifica l’assetto normativo “in deroga” (la norma in questione dedica il comma 3 all’elemento della durata dello stato di emergenza di rilievo nazionale, prevedendo che essa non possa superare i 12 mesi, essendo al più prorogabile per non più di ulteriori 12 mesi)[

Ho scelto di riportare parte di questo articolo perché l’ho trovato oggettivo. 

Quindi dodici mesi più dodici mesi. Il tempo sta per scadere. Tic Tac Tic Tac. 

Volevo ricordare, per chi non lo sapesse, che in ambito costituzionale esiste la piramide delle fonti. I primi dodici articoli della costituzione chiamati, per l’appunto, principi fondamentali della Costituzione sono sopra a tutto, sono intoccabili e scavalcano qualsiasi legge  che, nell’eventualità, gli va contro.

Nell’articolo sottostante viene spiegato bene la piramide delle fonti, quali leggi non possono scavalcare gli articoli della costituzione e per chi è stata creata principalmente la Costituzione.

La costituzione di Weimar, dalle buone intenzione ma ancora acerba è stata abbattuta, esautorata per decreto, spinta giù nel baratro dalla propaganda della paura, leggittimata dai cittadini stessi, nella più totale legalità. Un minimo di comparazione andava fatta visto che quello che successe nel 1933, in modi e tempi diversi, sta accadendo anche in Italia 80 anni dopo. DPCM, Decreti leggi, non disegni di legge, emanati escludendo parlamento (quindi il popolo), che non diventano tali perché scadono ogni volta, utilizzati solo perché in Stato d'emergenza, regolato da legge ordinaria di 5 anni fa. Fatta una legge trovato un escamotage. Si è nella legalità burocratica. La morale e l'etica si è andata a farsi fottere già da un bel po'. I padri costituenti si stanno rivoltando nella tomba o se la stanno ridendo di brutto. Se il popolo fagocita qualcosa del genere, automaticamente la leggittimizza. Sempre il popolo con il coltello dalla parte del manico. Ma adesso l'arma è a terra e ci stiamo allontanando da essa. E la costituzione rimane in pericolo.
fine
I vostri libri di storia cosa dicono? Parlano di “stato d’emergenza” in Germania tra il 1933 e il 1945?
Cosa dicono dei deputati? Quali sono le ragioni che li hanno spinti ad appoggiare un uomo che aveva già provato a fare un colpo di stato anni prima?
Si parla di Costituzione di Weimar, di articolo 48, del ruolo del presidente nei vostri vecchi/nuovi libri di storia? Si parla di legalità nei decreti/leggi che Hitler promulgò?
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