Perché gli scrittori usano lo pseudonimo. 11 autori 11 perché
Usare uno pseudonimo, un nome de plum (un nome di penna), è stata una pratica molto usata tra gli scrittori. Nel ‘600 in Francia, per esempio, era divenuta addirittura una moda.
A volte ci sono significati ben precisi per decidere di firmare le proprie opere con un nome inventato, altre volte le motivazioni sono molto semplici ma non per questo meno importanti. Ho scelto 11 autori su cui soffermarmi perché ritengo diano un quadro generale delle motivazioni del perché gli scrittori usano lo pseudonimo.
Un argomento che mi riguarda da vicino visto che anche io uso uno nome de plum
Eric Arthur Blair alias George Orwell (1903-1950)
Opere famose:
1984
La fattoria degli animali
Fiorirà l’aspidistra
Omaggio alla Catalogna
George deriverebbe da Gissing, un autore inglese che Sir Blair apprezzava, mentre Orwell proviene da un fiume del Suffolk o da un villaggio del Bedfordshire.
Nato in India, figlio di aristocratici, Eric Arthur aveva frequentato le migliori scuole d’Inghilterra.
Quando trovò un editore per pubblicare il suo primo libro (Senza un soldo a Parigi e a Londra) decise di usare questo pseudonimo forse per sentirsi più vicino al popolo visto che in quel libro (e nei libri futuri), trattò problemi riguardanti le classi disagiate e povere, problemi riguardanti la discriminazione economica.
Il suo nome è diventato un aggettivo, sinonimo di società repressiva. (Orwelliano)
Louis Ferdinand Auguste Destouches alias Louis Ferdinand Céline (1894-1961)
Opere famose:
Viaggio al termine delle notte
Morte e credito
Trilogia del nord
Per Destouches il motivo per cui scelse Céline fu molto più semplice: era il nome della nonna materna, Céline Guillou. Visse un infanzia difficile per via delle ristrettezze economiche e morali e di cui ha sempre avuto un ricordo negativo.
I suoi libri prendono sempre ispirazione da esperienze autobiografiche e vengono narrati dal suo alter ego letterario Ferdinand. Ironia della sorte.
Truman Streckfus Persons alias Truman Capote (1924-1984)
Opere famose:
Colazione da Tiffany
A sangue freddo
Stesso motivo per Truman Capote, problemi familiari. Anche se, rispetto a Céline, lui fu più sfortunato
Dopo il divorzio dei suoi genitori (lui aveva 6 anni) il padre se ne andò e la madre lo lasciò ai parenti e, quando lo prendeva con sé, lo lasciava chiuso dentro una stanza d’hotel per poter uscire con altri uomini. (nel film del 2005 A sangue freddo di Bennett Miller, Truman Capote interpretato dal grande Philip Seymour Hoffman, spiega molto bene questo passaggio)
Scelse infine Capote semplicemente per dispetto alla madre visto che era il cognome del suo secondo patrigno, Joe Capote.
Marie-Henri Beyle alias Stendhal (1783-1842)
Opere famose:
La certosa di Parma
Il rosso e il nero
Roma, Napoli e Firenze del 1817
Se prendiamo anche le sue lettere, Beyle utilizzò più di 200 pseudonimi per i suoi scritti, sei lì pubblicò addirittura come anonimi.
Passò alla storia con lo pseudonimo Stendhal per il successo di Roma, Napoli e Firenze del 1817. Scelse quello pseudonimo forse per la città tedesca Stendal dove nacque lo storico e critico d’arte Johann Joachim Winckelmann da lui ammirato. Sempre problemi familiari nello sfondo. Madre morta di parto quando Henri aveva 7 anni, la quale venne idealizzata. Odiava invece il padre, procuratore e avvocato di Grenoble, massone e proprietario terriero dedito solo al guadagno.
Kostantin Arsenevic Mikhailov (?)
Ho trovato questo autore su una rivista (Focus Storia 2012). Ha usato 325 pseudonimi per racconti satirici, spessi illustrati, contro lo zar, per evitare la censura e prigione. Record assoluto. Siamo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Molti autori russi dopo di lui lo imitarono. Provate a cercare il nome su Google, non ne troverete traccia.
Samuel Langhorne Clemens alisa Mark Twain (1835-1910)
Opere famose:
Il principe e il povero
Le avventure di Tom Sawyer
Le avventure di Huckleberry Finn
Per valutare la profondità di un fiume si gettava una corda con un peso. La profondità minima per poter far passare una barca era di due braccia, che in slang si diceva Mark Twain. Twain può significare anche gemello (twin)
Diventato giornalista si firmerà per la prima volta in quel modo rifacendosi alle esperienze su un battello come apprendista nel Mississippi in giovane età (da quell’esperienza arriveranno anche i romanzi iconici di Twain). Autore brillante, persona pessimista e collerica, incline alla menzogna, con tendenze suicide come si evince dalla sua autobiografia, uscita 100 anni dopo la sua morte per volere dello stesso autore.
Due nomi, due personalità.
Joanna Rowling alias Robert Galbraith alias Joanna Kathleen Rowling (1965)
Opere famose:
La saga di Harry Potter
Saga di Cormoran Strike
Katheleen è il nome della nonna materna che ha aggiunto al suo nome (J.K. Rowling) ma non è per questo che Joanna fa parte di questa lista.
Dopo il primo libro indipendente dalla saga di Harry Potter (Il seggio vacante) scritto nel 2012, la Rowling l’anno successivo pubblica un romanzo giallo sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith. Aveva utilizzato questo nome per liberarsi dalla pressione e dalle aspettative derivanti dalla popolarità del suo nome, tra l’altro cambiando completamente genere letterario. La sua vera identità venne scoperta lo stesso anno. Le vendite aumentarono del 500.000%.
Scrisse altri 4 libri della serie, l’ultimo nel 2021 (Sangue inquieto – Salani)
François-Marie Arouet alias Voltaire (1694-1778)
Opere famose:
Bruto
Elementi della filosofia di Newton
Idee repubblicane
Ha usato 173 pseudonimi nei suoi scritti polemici e nelle lettere pubbliche e private ma solo uno lo rese celebre.
Iniziò con Auret de Voltaire poi accorciato al solo Voltaire per limitare la confusione che ne sarebbe derivata con il nome del padre che aveva lo stesso nome. A quei tempi in Francia era di moda usare un nom de plum. L’esempio più eclatante è quello del famoso commediografo Molière (Jean-Baptiste Poquelin).
Non si sa con certezza il motivo della scelta di quel nome e varie teorie aleggiano sul significato. Molto spesso i perché di questa scelta sono assai banali oppure frutto del caso o dell’estetica.
Che il filosofo francese abbia creato l’anagramma del nome d’origine della sua famiglia, Airvault? Un omaggio all’antica città di Volterra? La più diffusa teoria dice che Voltaire sia l’anagramma del cognome scritto in lingua latina, proveniente dal nome che tutti gli attribuivano da ragazzo per distinguerlo dal padre (nome omonimo): Arouet le Jeune (Arouet il giovane).
Charles Lutwidge Dodgson alisa Lewis Carrol (1832-1898)
Opere famose:
Alice nel paese delle meraviglie
Per alcuni autori venire accostato ai propri scritti era sventura da evitare. Il reverendo anglicano e professore di matematica Charles Lutwidge Dodgson utilizzò uno pseudonimo, l’anglicizzazione dei nomi latini Ludovicus e Caroulus, per celare ogni legame tra lui e Alice nel paese delle meraviglie, scritto per la figlia del rettore della scuola locale, Alice Liddell.
Rifiutò sempre di firmare copie del libro e fece rispondere ad altri la corrispondenza dei suoi fan per evitare che venisse riconosciuta la sua calligrafia. Questa ossessione a nascondersi dietro pseudonimo e far in modo che nessuno ne venisse a conoscenza è stata vista come la prova di una tendenza alla pedofilia. Durante la sua vita queste voci non cessarono mai eppure lui non se ne preoccupò e anzi finanziò anonimamente associazioni in difesa dell’infanzia
Roman Kacew alias Romain Gary (1914-1980)
Opere famose:
Educazione europea
Promessa dell’alba
Le radici del cielo
Un’altra storia curiosa e con una finale tragico è quella di Romain Gary.
Ebreo russo nato in Lituania immigrato in Francia, iniziò a firmarsi Gary (cognome d’arte della madre attrice, che lo aveva fomentato fin da ragazzo a cambiarsi quel nome troppo esotico) mentre era nell’esercito francese durante l’occupazione nazista. Quando prese congedo aveva già scritto gran parte del suo primo romanzo (Educazione europea) che lo rese celebre. Forse per scaramanzia forse per muoversi in altri generi utilizzò un altro pseudonimo, Fosco Sinibaldi, per firmare un scritto satirico e qualche anno dopo creò un nuovo num de plum, Shatan Bogat, per un romanzo politico.
Stanco della sua fama inviò un nuovo romanzo al suo editore, Cocco mio, firmato con il nome Emile Ajar (ajar, “braci” in russo).
Il libro divenne best-seller e vinse un premio letterario che venne ritirato da suo cugino Paul Pavlovich che prese i panni di Gary.
L’anno successivo la vera identità di Ajar/Gary venne svelata da un libro dello stesso Pavlovich, il quale suggerì che Gary fosse ricoverato in una clinica psichiatrica. Ipotesi che potrebbe essere confermata dal tragico epilogo dell’autore. Si uccise con un colpo d’arma da fuoco un anno dopo il suicidio della moglie.
Emily, Anne e Charlotte Bronte alias Ellis, Acton e Currer Bell
Opere famose:
Jane Eyre – Charlotte Bronte
Cime tempestose – Emily Bronte
Agnes Grey – Anne Bronte
Nel 1846 le tre sorelle Bronte esordirono con una raccolta collettiva di poesie. Ma non utilizzarono i loro veri nomi bensì quelli, maschili, di Ellis, Acton e Currer Bell. Il cognome venne preso in prestito dal curato del padre, pastore protestante.
In seguito provarono tutte e tre a spedire i loro primi romanzi e solo quello di Charlotte Bronte fu pubblicato con il titolo: Jane Eyre: un’autobiografia curata da Currer Bell (1847).
Nessuno mise in dubbio che dietro quel misterioso autore ci fosse un uomo.
Nessuna donna sarebbe stata in grado di scrivere un testo di quella qualità. La sua identità venne scoperta tre anni dopo (le altre due sorelle erano morte da tempo) e solo allora l’autrice fu riconosciuta per una narratrice che sapeva far vivere eroine che sfidavano le convenzioni sociali del tempo.
L’utilizzo di uno pseudonimo, in questo caso, è stato una scelta obbligata e senza ricorrere a questo stratagemma le sorelle Bronte, forse, non avrebbero scritto i loro capolavori.
Perché gli scrittori usano lo pseudonimo? La lista non finisce qui.
Aron Hector Schmitz era il vero nome di Italo Svevo. In principio utilizzò uno pseudonimo diverso per le opere d’esordio per poi diventare definitivamente e per tutti Italo Svevo abbracciando così il suo sentimento patriottico verso l’Italia (friulano, cambiò nome dopo l’annessione di Trieste all’Italia.)
Stephen King firmò 5 romanzi come Richard Bachman. Venne scoperto dalla stampa ma, comunque, firmò altri due romanzi con quello pseudonimo. Utilizzò questo nome perché aveva dei rapporti di vario genere con le persone a cui erano dedicati e anche per questioni riguardanti i diritti d’autore.
Alberto Pincherle cambiò in Alberto Moravia. Daniel Defoe, l’autore di Robinson Crusoe, alla fine della sua carriera vantava ben 198 nom de plume. John Le Carrè si chiamava David John Moore Cornwell. Su Pessoa si potrebbe parlare per ore ed ore. Né utilizzò 70 distinguendo tra pseudonimo ed eteronimi.
I motivi per firmarsi con uno pseudonimo sono tantissimi e non c'è una ragione che è uguale per tutti.
Per moda (Voltaire), per evitare censura e prigione (Kostantin Arsenevic Mikhailov) per ripicca (Capote), per onorare/ripudiare la famiglia (Cèline, Stendhal), per alleggerire la pressione della fama (Rowling), per scaramanzia (Gary), per velleità (Twain), per orgoglio della patria (Svevo), per farsi prendere sul serio (Bronte, Elliot)
Non tutti gli autori hanno spiegato il motivo che li ha spinti a trincerarsi dietro degli pseudonimi. Su Shakespeare non potremo mai sapere se fosse uno pseudonimo, se dietro si celasse un personaggio famoso o un collettivo. Elena Ferrante rimane ancora un mistero ma che forse potremo risolvere con il tempo.
Molto spesso dobbiamo fare un grande sforzo d’immaginazione per comprendere i loro motivi o il perché di quel nome di penna e questo rende questi scrittori ancora più affascinanti.
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