Quante volte riscrivere un racconto?

Quante volte riscrivere un racconto? Due, tre, cinque, cento? Non c'è un numero preciso di volte su cui fare affidamento, c'è solo la voglia di migliorare il testo, di credere in quella storia o di chiudere per sempre con quel racconto e andare avanti.

Quante volte riscrivere un racconto?
Quarto capitolo sul tema della riscrittura di un racconto. In questo quarto articolo della serie rispondo alla domanda che molti si fanno: Quante volte riscrivere un racconto?
Tempo di lettura 4 minuti
Riparto dalla domanda con cui ho terminato l’articolo precedente:
Ma che succede se un vostro lettore solleva dei dubbi così profondi da farvi pensare davvero di riscrivere ancora un racconto?

Abbiamo scritto e riscritto un racconto, lasciato a maturare per diverse settimane, riscritto un’altra volta e revisionato. Siamo talmente stanchi che non vogliamo nemmeno più saperne niente di quell’essere che ormai ha anche preso una dimensione fisica e lo diamo lo stesso ai nostri lettori di fiducia, sperando che trovino solo qualche incongruenza o che ci dicano solo cose del tipo “Mi è piaciuto!”, “Non mi ha convinto”, “Non mi è piaciuto”.

Invece qualcuno di loro ci mette la pulce nell’orecchio e l’unico modo di sistemarlo, ormai che vi siete risvegliati e avete visto e non potete più chiudere gli occhi, è di riscriverlo daccapo per la terza volta.

Questo è qualcosa che può succedere, che mi è successa. Se c’è la voglia di riscrivere ancora e ancora non c’è niente di male nel farlo e ogni volta che avviene si migliora sempre più al punto che nei prossimi scritti e nelle successive riscritture e revisioni ci si impiegherà sempre meno tempo a terminare un racconto.

 

In linea teorica si può riscrivere un racconto infinite volte.

Non sono mai completamente soddisfatto di un testo e penso sempre che sia qualcosa da aggiungere o da togliere che potrebbe migliorare il racconto.

Ad un tratto però mi rendo conto che più continuo a modificarlo più la storia originale che volevo raccontare cambia in qualcos’altro, per via del tempo che passa da una riscrittura ed un’altra, che cambia i miei punti di vista e le esperienze e nozioni che acquisisco in quel lasso temporale.
A quel punto mi capita spesso di scrivere un nuovo racconto ispirandomi a quello vecchio che verrà spolpato fino a non esistere più per come è nato, fino a morire dissanguato: praticamente lo uccido.

Perciò mi sono dato un limite di massimo tre riscritture, dopodiché passo alle revisioni, altrimenti diventa un gioco al massacro contro le mie stesse idee e contro anche quella creatività che mi spinge a scrivere storie.

E che succede se dopo tre riscritture il racconto ancora non mi piace?

Lo abbandono, lo lascio andare via, non gli rivolgo più la parola, lo accantono ma, attenzione, non lo cancello perché sono del partito dei collezionisti di merda o dei catalogatori seriali.

A parte gli scherzi, credo che ogni tanto devo rileggere i testi peggiori che ho scritto per ricordarmi le lezioni che ho imparato nello stilare quella particolare cacata e cioè quello che dovrei evitare di fare la prossima volta per confezionare già un racconto o un testo già buono.

Una storia può non aver mai fine ma credo che ci si renda conto abbastanza facilmente quando l’aggiunta diventa forzata e quindi tossica.

Inoltre l’idea su cosa e come si vuole raccontare al momento che la si racconta è un elemento da tenere a mente nelle successive riscritture:

  • si vuole raccontare un istante, una fotografia di qualcosa che sta per accadere o è già accaduto o sta accadendo
  • un episodio completo che ha un inizio o una fine
Questi due casi raccolgono un po’ tutto quello che concerne il cosa si vuole raccontare, mentre il modo in cui si vuole farlo può essere determinante per vedere la storia sotto un altro punto di vista e migliorarla solo per il semplice fatto di essere passato dalla prima persona al narratore onnisciente, per esempio.

Esistono molti modi di impostare una storia, non solo in prima o in terza persona, e molti altri modi sono lì che aspettano di essere scoperti o rispolverati. Riscrivere un racconto usando sbalzi temporali per esempio, facendo parlare più personaggi, far progredire la trama con articoli di giornali, sono alcuni espedienti che possono farci trovare il modo migliore di raccontare quella storia e allo stesso tempo utilissimi esercizi di scrittura (e riscrittura).

Come dicevo all’inizio più si scrive più certi errori o inadempienze diminuiscono, le storie che abbiamo in testa vengono già chiarite, e diciamo pianificate, prima di buttarle per scritto e anche quando un nostro lettore beta vorrà mettere in dubbio qualcosa non riuscirà a scalfire l’idea che abbiamo di quel testo, perché probabilmente saremo stati già noi a scandagliarlo da cima a fondo durante i nostri personali processi mentali.

Forse c’è già chi fa una sola riscrittura; esisterà qualcuno che sarà arrivato al buona la prima; per adesso sono arrivato a darmi un limite di riscrittura che spero un giorno questo limite possa essere ulteriormente modificato (e diminuito).

Certe volte però non bastano tutte queste fasi e la storia che abbiamo scritto ha qualcosa che non va e non ci sentiamo sicuri né di pubblicarla sul nostro sito né di inviarla a qualche rivista, insomma un racconto che non ha futuro.

Cosa possiamo fare, allora, con quel racconto, il racconto senza un futuro? (oltre che cancellarlo)
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