Aggiungiamo a riviste online la parolaracconti o letterarie e già andiamo meglio, benone direi.
Perché sia a me che a te interessa leggere racconti o poesie (più racconti, per quanto mi riguarda) e, possibilmente, capire a chi possiamo inviare la nostra merda stantia.
In tutti e due i casi siamo a cavallo e iniziamo a scremare:
Ė un elenco parziale ma in ordine di anno di fondazione. Per ogni rivista ci sono alcuni dettagli tecnici come costi e versioni disponibili. Non tutte le schede sono compilate e di questo ne siamo assai felici.
Il motivo reale di questa scelta è l’aggiornamento. Questa pagina è revisionata di recente. (ops… adesso che rinnovo la mia ricerca la data è scomparsa)
La grafica ha fatto il suo dovere.
Ricordo che Crack è soprattutto una rivista letteraria!
Anche gli altri siti vanno benissimo. Liberliber sarebbe stata la mia seconda scelta non per l’aggiornamento (dicembre 2020) ma per il trafiletto scritto sotto ogni rivista anche se il sito si dedica più a riviste dedicate alla letteratura piuttosto che ai racconti.
C’è chi è minimale nella grafica, chi nella descrizione o viceversa. A me serviva però solo una traccia.
Perché voglio andare a spulciare sito per sito, racconto per racconto, vedere chi sono, i regolamenti e capire con un tête-à-tête di che rivista si tratta e cosa pubblica.
Che volete farci, sono un San Tommasino, ho bisogno di vedere, di leggere.
Nella mia alta carica di incorente sincero dichiaro che mi servirò anche degli altri siti, o di altri ancora.
Questa rubrica si ripropone (quindi io mi ripropongo) di prendere una rivista online letteraria, chiamiamola così per non generalizzare, e dissezionarla, con molto riguardo senza, dimenticare la sincerità. Cercherò di leggerla nella sua interezza e la descriverò in tutto e per tutto.
Ma non è solo per voi che lo faccio, capito! Vorrei anche… partecipare, posso?
Vi racconterò la mia esperienza, vi dirò come e cosa ho inviato e l’eventuale risposta. Mi criticherò elencando gli errori commessi e gioendo nel caso un mio racconto venga pubblicato.
E questo è solo il capellino di carta introduttivo, pronto a disintegrarsi al primo aquazzone.
Vi abituerete ai mie voli acrobatici. Ho sempre bisogno di contestualizzare. Saranno nemmeno due minuti di lettura fino ad ora. Avrei potuto fare di peggio.
Fondata nel 2020 e quindi ha meno contenuti rispetto ad una rivista fondata nel ‘98 o tre anni fa
Sono un pivellino e non mi sembrava il caso di partire da una rivista in rete da molto tempo. Con questo non sto affermando che Rivista Waste è acerba. Ė un fratellino maggiore che può essere indulgente su questo mio contenuto e, tutto sommato, beneficiare delle mie parole.
Il sito di Waste
La grafica è molto accattivante e semplice. Si naviga bene all’interno del sito e le illustrazioni sono una marcia in più. A parte qualche caso (credo proprio due casi), i disegni sono firmati da un trio di disegnatori/illustratori che fanno parte anche dell’organico ufficiale della rivista Waste.
Ci sono poche sezioni e questo è cosa buona giusta.
Sono le sezioni dove possiamo leggere, subito in prima battuta.
Ma non scordiamoci di andare a dare un’occhiata al resto. Non ci vorrà molto e ne varrà la pena.
Il sito è veloce nonostante sia pieno di immagini, da gustare con calma. Ho scelto di leggere alcune racconti prima di altri solo per l’immagine, lo ammetto.
La home page ti spiaccica davanti gli articoli (racconti, poesie e critica) dal più recente, con una piccola inidicazione in calce sul tempo di lettura
Gli altri cinque autori/redattori fanno parte, come me, di coloro che amano usare le parole. Per descriversi usano ironia un po’ di mistero cercando di arrivare al sodo. Grande omogeneità di interessi, età ed esperienze. I trafiletti vanno letti. Sembrano piccole storie a puntate su di un vecchio giornale, trovato per caso nella cassapanca della nonna in soffitta e di cui piacerebbe avere la prossima rivista con il nuovo episodio.
Vincenzo Moggi
Alessio Simoncini
Lorenzo Bianchi
Edoardo Gazzoni
Alesso Vaccai
Dateci un’occhiata. Cliccate sul titolo “La redazione di Waste” perché ancora devo capire bene come rendere attivo un link del genere. Metterei una faccina con una goccia che cade dalla fronte ma qui siamo in un blog di scrittura ed è severamente vietato.
Pensavo di trovare tutte le illustrazioni, anche quelle aggiunte agli articoli e invece no. Ci sono i disegni statici che si trovano come sfondo del menù o di altre sezioni. Alcuni disegni di qualche racconto.
Poco male. Forse non è aggiornata la sezione, forse volutamente. La mia mania di dare un posto ad ogni cosa è senz’altro deleteria e non la auguro a nessuno
Si impegnano a leggere pezzi che forse noi poveri scrittori alle prime armi scarteremo perché troppo scurrili, osceni, assurdi e grotteschi o per altri motivi personali inconfessabili.
Ho letto alcuni racconti e, comunque, sono scritti bene percui, niente refusi (di qualsiasi genere).
All’interno c’è un’altra categoria chiamata… non capito bene come. D’istinto dico:
“Il sonno della ragione genera Waste”
Si credo così. A volte, sono un po’ lento a capire.
Sono racconti a tema incubo di qualsiasi genere. Mi spiego meglio.
Degli incubi di qualsiasi genere. Non so scriverlo meglio.
Sempre nello stile che caratterizza tutta la rivista. Leggendo i racconti capirete.
Adesso passo alla polpa. Gli articoli/racconti/poesie della Rivista Waste.
Narrazioni - Rivista Waste
Sono partito dall’ultimo pubblicato, il 9 Aprile 2021.
Adesso che sto impostando l’articolo sul blog sono usciti altri due contenuti: una poesia e un racconto
(15 Aprile/28 Aprile).
Sintomo che la rivista è attiva e in continuo aggiornamento.
Non mi metto a fare il riassunto della trama di un libro figuriamoci di un racconto.
Per inciso bisogna mettersi lì e leggere, non c’è scusa che tenga.
Oltre il titolo, l’autore, l’illustratore e la data di pubblicazione c’è il tempo di lettura. Io che sono fissato con i numeri l’ho apprezzato.
In fondo al testo c’è un piccolo trafiletto con la biografia dell’autore.
L’illustratore che ha creato la copertina per il racconto è posto proprio dopo la breve biografia dell’autore. Il suo nome, in rosso, è cliccabile e riporta al suo profilo Instagram.
Pulsanti per gli altri social attivi, ma visto che ancora non ci sono dentro a queste reti sociali non ho capito se servono per condividere o per vedere il profilo dell’autore o della rivista.
Provate e fatemi sapere. Giusto per capire e perché no, prendere spunto.
Visto che per quanto mi riguarda vale la pena leggere tutto, anche le note a piè pagina e i nomi in latino dei componenti di un bagnoschiuma, mi limiterò a scrivere una sola parola per racconto (o forse due o tre non prendete tutto alla lettera ve ne prego) e agganciare il link del racconto. Magari conoscete già l’autore e non sapete che ha pubblicato su questa rivista.
Ho letto davvero tante articoli per non parlare di saggi, prefazioni su autori, critiche sugli stili, critiche sulle critiche e via discorrendo e alla fine sono arrivato a questa conclusione: questi articolo tutto sommato non mi servono. Questo non vuole che ho smesso di farlo.
La maggior parte delle volte sembra che si voglia fare un comizio intellettuale macinando parole, girando intorno al tavolo, solo per esprimere un concetto in definita nemmeno troppo originale e soprattutto poco onesto (Per inciso questo vale anche, in modo analogo, per il giornalismo che a mio avviso è in coma.)
Per carità, capisco benissimo e non biasimo chi scrive e chi legge ciò e non mi esimo nel farlo a mia volta. Abbiamo bisogno di pensare, di parlare, di esprimerci in tutte le forme possibili ma molto spesso manca la “necessità”, il senso d’urgenza, il male allo stomaco da far passare con le buone o con le cattive.
Questa sezione può essere interessante se anche autori emergenti e sconosciuti potranno dire la loro.
Il primo articolo (quello c’è pubblicato per ultimo) è di uno dei redattori della Rivista Waste
Nonostante quello che penso su questi contenuti intellettualoidi confesso che questo articolo mi è abbastanza piaciuto. Parla del conflitto d’interessi degli scrittori, emergenti o no.
L’autore si da davvero molte domande e le lascia lì (non tutte) a farle carburare nelle menti di chi legge l’articolo. Un’eterna lotta da quello che si vuole scrivere e quello che la gente vuole leggere.
“L’apertura della porta dello studio dell’artista verso il proprio pubblico non rischia di lasciare scoperto il fianco delle proprie aspettative nella mente dell’autore?”
Io spesso mi pongo il medesimo problema. Sto leggendo Fiorirà l’aspidistra di Orwell e riporto questa frase che non risolverà la situazione ma ci trasporta con lucidità in un problema radicato nei secoli dei secoli amen.
“L’errore che tu commetti, vedi, sta nel credere che si possa vivere in una società corrotta senza corrompersi. Dopo tutto, che cosa ottieni, rifiutando di guadagnar quattrini?”
Eccetera eccetera eccetera. (Parlerò molto presto del libro di Orwell che ho citato.)
Edoardo Gazzoni, in definitiva, ci porta in un argomento che spesso e volentieri facciamo finta che non esista e non ci avvilisca.
Il secondo articolo, diviso in tre parti, è di un altro redattore della rivista.
È il primo articolo di tre totali (23, 24 e 37 minuti).
La fantascienza e le sue diramazioni sono fondamentali nella mia vita e sono piuttosto informato sia sui romanzi che sui fatti veri e propri che hanno portato a regalarci queste storie. Questi articoli (ne ho letti due su tre) sono raccontati molto bene e ci portano all’interno di questi tre personaggi come in un racconto nel racconto con una buona sezione di note dell’autore che comprende alcuni nomi di personaggi, autori e riviste del genere.
Nell’ultimo articolo, in calce, c’è la bibliografia a cui Vincenzo Moggia ha attinto.
Facendo una ricerca veloce ho notato che i libri (forse non tutti ma diversi) non hanno una traduzione in italiano. Conosco l’inglese ma odio leggere in inglese e per me questi tipi di articoli, con connotazioni a me affini, che sono stati ideati tramiti libri specifici che non leggerò mai sono preziosissimi.
Già solo questo fatto e cioè la mi pigrizia nel leggere in una lingua che non è la mia (più facile ma ugualmente stressante leggere in spagnolo) da alla serie di articoli un importante valore.
Ci aggiungo anche l’argomento a me molto congeniale, una batteria di pentole in acciacio inox… no dai scherzo.
P.S. La pigrizia va via quando appare qualcosa di davvero importante. Mi fido sempre e solo della mia testa percui se devo leggere in inglese leggo in inglese. Per iniziare o per approfondire un argomento così particolare come questo, l’articolo in questione va alla grande!
Le storie intrecciate vengono esposte tra un misto di articolo di giornale e un racconto e anche questo è un punto a suo favore come anche la corposa bibliografia che probabilmente lui ha letto.
Per noi scrittori questi tipi di contenuti sono fondamentali. Ci regalano scenari e storie per i nostri scritti.
Per farla breve leggetelo!
Poesie - Rivista Waste
Tre sono i post di poesia.
Due sono firmate dai fondatori della rivista e una è, credo, di un autore esterno.
L’ultima è datata 12 Ottobre 2020. (È stata pubblicata un’altra poesia il 15 Aprile)
Mi fermo subito su questo punto. Per dirla in breve non sono la persona giusta per parlare di poesie. In una rivista letteraria però la poesia non può mancare ed è giusto che ci sia.
Conclusioni Rivista Waste
Ho scelto la rivista Waste non solo per la giovane età ma anche perché, sembra, dar spazio a storie a cui gli scrittori presenti forse credono poco. Ma non si tratta di spazzatura, di Waste. Si vede che c’è un buon lavoro dietro le quinte.
Io conservo tutto quello che scrivo, anche la merda pura e puzzolente.
Spesso da suddetta cacca nasce qualcos’altro o è l’inizio di qualcosa di buono. Ci sono storie invece che non si inseriscono in nessun contesto. Metto in mostra parti di noi poco raccomandabili, ci espongono alla cattiveria del pensiero politicamente corretto che diventa di conseguenza scorretto, poiché ci toglie la voglia di essere sinceri. Cos’è la scrittura se non essere sinceri prima di tutto con noi stessi?
La rivista Waste credo che abbia le carte in tavola per potersi inserire in questo tipo di discorso.
É giovane e sta cercando la propria strada e spero che non perdi di vista quello che si è prefissato scendendo a patti con il diavolo.
In conclusione questa rivista potrebbe divenire un primo "strumento", per noi scrittori, per lasciarsi alla spalle l’autocensura che ci infliggiamo solo per venire pubblicati.
Da provare, sia se si hanno racconti incollocabili, sia se si ha paura che questi possano risultare scorretti solo perché sinceri. La scorrettezza è spesso molto più onesta del suo contrario
Adesso tocca a me!
Come anticipato, in conclusione di questo articolo, proverò io stesso ad inviare un racconto.
Per il tipo di manifesto, per il criterio di “roba da buttare” e forse anche per quella nuova sezione “Il sonno della ragione genera Waste”, ho scelto un tipo di racconto. L’ho scritto per la prima volta nel 2016, l’ho fatto leggere e correggere ad un’amica e poi di nuovo ci ho rimesso le mani un anno fa circa, lasciandolo praticamente com’è. Rileggendolo credo che qualche dettaglio lo cambierò. (la formattazione, per esempio, è un disastro. Un po’ di punteggiatura e qualche parolaccia inutile che va tolta)
É incollocabile, mi fa vergognare un pochino, ed è uno scritto “antico” che ho sempre trovato divertente ma non ho mai avuto il coraggio di far leggere, eccetto per questa mia amica, che pensavo di colpirla con la mia stupida idea di scrivere come Bukowski
Avrò inviato due racconti e partecipato ad un concorso letterario in tutto. Questa rubrica serve più a me che a voi. Mi sciolgo un po’ da questa fottuta paura di non essere all’altezza nemmeno di inviare qualcosa. La classica paura del rifiuto.
Il racconto si chiama Almeria (nel caso in cui venga pubblicato potete riconoscerlo e farvi due risate con queste confessioni).
Lo proporrò sia per la sezione Waste sia per Il sonno della ragione genera Waste, visto che, in fin dei conti, parla di quello.
Ecco la mail che ho inviato.
Ho chiesto alla redazione della Rivista Waste, nell’eventualità che il racconto andasse bene per i loro canoni, di poter evitare di inserire il mio vero nome, lasciando come NOME AUTORE il mio pseudonimo, Be Frank
Aggiornamento istantaneo
Il giorno dopo l’invio della mail con il mio racconto la redazione di Waste, precisamente Lorenzo, mi ha risposto! Non mi ha detto niente riguardo al racconto ma mi ha semplicemente ringraziato di aver inviato un racconto. Sono davvero contento. Grazie!
Riflettendoci in maniera più approfondita potrei non essere più sicuro che il tema del racconto inviato sia affine alla rivista. L’unico requisito corretto di Almeria è la sua incollocabilità e la mia vergogna ad esporlo al mondo. Sbagliare serve sempre.
É stato utile l’articolo? Avreste voluto sapere ulteriori dettagli o un approfondimento di alcune parti?
Insomma criticate senza colpo ferire, commentate e sono benvenuti tutti i suggerimenti possibili immaginabili.
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