Come ho iniziato a scrivere

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Come ho iniziato a scrivere

Mi sarebbe piaciuto intitolare l’articolo Come iniziare a scrivere ma non lo posso fare.

Non ci sono regole precise, non esistono formule, equazioni, manuali che possano spiegare come iniziare a scrivere. Non citerò nemmeno le frasi che ho incontrato nei libri sulla scrittura perché nemmeno lì ci sono le risposte.

Posso però mostrarvi il mio modesto percorso anticipandovi una semplice cosa:

Non si inizia per essere pubblicati.

Premessa

Il passato è infarcito di segni premonitori.

Ero destinato a scrivere perché fin da bambino… Nei temi d’italiano ero il migliore… ho sempre scritto durante la mia vita…

Scansate il passato, c’è solo il presente, c’è solo il motivo perché volete scrivere, almeno all’inizio.
Vi fa stare bene? Amate inventare storie? Siete appassionati di un genere e volete emularlo?

Scrivere è un momento per voi? Avete semplicemente qualcosa da dire?

Il vantaggio di scrivere anziché non farlo è l’innesco iniziale. Tutto il resto è solo materiale da frustrazione. Non serve, non è sano, non porta a niente.

Leggere... per un anno

Quando sei bloccato in una quotidianità dove il lavoro è il fulcro di tutta la giornata è difficile anche solo pensare. Nel giorno libero (se si è fortunati se ne racimolano due) cerchiamo di rilassarsi, divertirsi, fare quello che più ci piace. Ma siamo sicuri che quello che ci piace è quello che ci fa stare bene?

Quando per la seconda volta della mia esistenza mi ritrovai ad avere più tempo libero (non parlo dei classici giorni di riposo) compresi che quello che facevo per rilassarmi e divertimi non era quello che mi faceva stare bene.

All’opposto mi continuavo a trascinare in una apatia perenne.

Spegnevo il cervello, evitavo di vedere, sceglievo la facilità.

Non mi arrivò nessuna illuminazione, neanche un travisato segno divino. Mi ritrovai per forza di cose a cambiare il mio stile di vita e quello mi portò a domandarmi cosa realmente volevo fare.

La scrittura fu un effetto collaterale di questo mio cambiamento arrivato dopo un brevissimo anno di letture. Tutto iniziò semplicemente aprendo un libro.

Sembra molto facile dirla così. Quando sei invischiato in alcune brutte abitudini non è facile cambiarle. La lettura è un piacere ma è facile procrastinare quel momento personale ed intimo, spesso solo perché si ha paura di stare soli con se stessi. Perciò è necessario anche allenarla una buona abitudine.
A suon di romanzi, di silenzi, di lunghe riflessioni, scritti nevrotici, recensioni incasinate e lunghe pagine di diario stavo vedendo quello che accadeva in me. Ogni volta che finivo di scrivere mi sentivo meglio, libero, rilassato, energico. Riuscivo ad affrontare il mondo a viso aperto. Quelle sensazioni duravano poco, avevano bisogno di continuo nutrimento.

Un anno volò via insieme a una quarantina di romanzi, alcuni che ho ancora con me, altri regalati o lasciati in vecchie case in affitto. Il passo successivo fu necessario. Iniziavo ad avere un’irrefrenabile voglia di cimentarmi a scrivere storie. 

Da cosa nasce cosa, come si suol dire…

La lettura rimane sempre la cosa migliore ed è accessibile a tutti. Calvino in fondo ha ragione:

La lettura è un atto necessariamente individuale molto più bello dello scrivere.

Manuali di scrittura

Leggevo e scrivevo. Acerbo, incosciente, innocente e vergine. Un romanzo come si fa? Un racconto? Provavo, sperimentavo. La mia prima prova per un romanzo durò 150 cartelle. Non sapevo nemmeno cosa era una cartella, a mala pena riuscivo a controllare su word quante parole scrivevo.

Ero un fiume in piena, traboccante di contenuti ma scarico di forma.

Non avevo soldi per fare corsi e vivevo all’estero in quel periodo. Sinceramente non pensavo nemmeno che il mio interesse sarebbe durato così a lungo.

Ancora una volta i libri vennero in mio soccorso. Carver, King e Kundera mi lanciarono le prime scialuppe di salvataggio dicendomi che leggere era la prima cosa che dovevo fare e, per caso o per istinto, avevo iniziato a fare. Quello che cercavo però era rendermi conto che anche i più grandi scrittori erano esseri umani, con le loro paure e incandescenze, le lacune e i punti di forza, i lavori che avevano dovuto fare prima di arrivare lì. Non era troppo tardi per iniziare, non è mai troppo tardi.

Leggevo un autore ed emulavo la sua scrittura, pensavo ad un argomento e scrivevo un racconto, parlavo con le persone, gli amici e scrivevo dei dialoghi.

Seguivo i consigli ma mi creavo dei miei postulati e delle mie regole.

L’importante però era ricordarsi che scrivevo per me, solo per me.

 

Questo, insieme alla lettura che rimane luogo sicuro in cui rifugiarmi, è il mio principio, il mio inizio.

In fondo l’ho sempre pensata come Paul Auster:

Scrivere non è più un atto di libera scelta per me. È una questione di sopravvivenza.

Le situazioni cambiano e le motivazioni anche. Dopo due anni da quando avevo iniziato a leggere e a scrivere mi resi conto che avevo bisogno dei lettori. Ma questa è un’altra storia.

Quando hai iniziato a scrivere?

Da dove hai iniziato? Un libro? Un amico? Un impellente necessità di raccontare?

Se ancora non ha iniziato perché non cominci con un commento?

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