Guarigione -25 marzo 2020 (Inkuarantena)

Guarigione - the outer limits
HiPWallpaper - 1118x837 The Outer Limits

Guarigione l’ho scritto dodici mesi fa, in pieno confinamento (è la traduzione di lockdown; in italiano rende meglio)

Avevo parlato di questo esercizio nell’articolo INKUARANTENA esercizio preso in prestito, che consisteva in origine di creare un disegno prendendo spunto da una serie di parole assegnate ad ogni giorno di confinamento. L’ho preso in prestito da un disegnatore presente su Youtube e l’ho convertito portandolo nel mio habitat naturale, la scrittura.

Onda è un racconto blando, un esercizio nell’esercizio, una storia semplice che descrive il mio modo di vedere il surf. Guarigione invece è di tutt’altra pasta. È un racconto distopico, ambientato tre anni avanti nel futuro rispetto al primo confinamento del marzo 2020.

Si fanno voli pindarici molto potenti quando si prova a scrivere un racconto con questi connotati. In questo esercizio i racconti, eccetto per alcuni, hanno tutti questa componente distopica e tragica.

Come è nato Guarigione?

Tmc2 era uno dei canali di Tele Montecarlo. Forse alcuni di voi ricordano quando trasmettevano un po’ di MTV o facevano qualche partita di Coppa delle Coppe o il gioco telefonico, in cui si usavano i tasti del telefono di casa, The Lion Trophy Show, tra le altre cose.

La sera, in seconda serata, trasmettevano una serie tv, horror, fantascientifica, distopica, che si chiamava Oltre i limiti (The outer limits). Siamo tra il 1995 e il 1997/98.

Ricordo una puntata in particolare perché c’erano un giovanissimo Joshua Jackson e un altrettanto giovane Kirsten Dunst. Avevo sempre pensato si trattasse della serie Poltergeist ma mi sbagliavo. 

Ero piccolo e mi faceva paura l’idea che un mostro potesse risucchiarmi dentro la televisione per cui l’ho sempre evitata.

Si sa, i ragazzini sono curiosi e anch’io non ero da meno.

Iniziai a vedere questa puntata che si chiamava Music of the Spheres, la 14 puntata della terza stagione per un totale di sette stagioni. (per me era sempre Poltergeist)

 Un segnale acustico proveniente dalla spazio faceva ammalare i ragazzi su cui apparivano delle macchie color argento sulla pelle. Forse qualcuno di voi se lo ricorda o forse no. Avevo scritto un breve riassunto dell’episodio ma inserirlo nell’articolo va contro tutto quello in cui credo. 

Guarigione - Music of the Sphere - the outer limits
Music of the Spheres - https://www.imdb.com

In italiano, così su due piedi, non ho trovato niente. Questo video è in inglese, assolutamente capibile e godibile.

L'idea di questo racconto nasce da questo episodio, Music of the Spheres.

Andrei fuori tema se iniziassi a parlare della musica delle sfere o armonia delle sfere perciò, visto che un’occhiata la sono andata a dare, riporto l’articolo del blog Musicologia, davvero interessante, che affronta questo argomento suggestivo con precisione.

Pitagora: la musica, la matematica e l’Armonia delle Sfere

Poi per gli appassionati di serie tv distopiche e un po’ datate si possono trovare le prime due stagione di Oltre i limiti su dailymotion.

Torniamo alla Guarigione

Ricordo che il racconto è un mero esercizio di scrittura, estrapolato per direttissima dalla mia fantasia. Credo che ogni scrittore di fantascienza speri sempre che le proprie lucubrazioni mentali riportate su carte non avvengano mai.

I pensieri sono armi potenti che devono essere protette ad ogni costo. Chi scrive lo sa.

Qualcuno una volta ha detto:

La scrittura è un'articolazione raffinata del pensare.

Potete scaricare il racconto "Guarigione" gratuitamente. Per gli iscritti alla newsletter posso inviare il racconto, su richiesta, nel formato mobi ed epub.

Guarigione

Era passato un anno dalla guarigione. Il virus che in due anni aveva ucciso centinaia di milioni di persone alla fine era stato curato. Per Carl però non si era risolto un bel niente.
Lui era a casa ormai da tre anni. I due anni di quarantena durante il virus e un altro anno da dopo la cura.
Carl, come tutte le persone che avevano preso la sua stessa decisione, era rimasto isolato. Nonostante ciò in quell’anno aveva ricevuto gli aiuti necessari, soprattutto dallo Stato visto che tutte le persone intorno a lui, che una volta gli erano state amiche, avevano scelto la guarigione e di conseguenza l’avevano allontanato come un ratto di fogna portatore di malattie.

Ma le cose stavano cambiando. Anzi già erano cambiate e stava continuando a cambiare.

Non c’erano più le nazioni. Adesso c’erano solo gli Stati Uniti del Mondo e tutti i riluttanti alla cura erano stati importati nei vecchi Stati Uniti d’America, il suo paese natale.

Tutti i morti che c’erano stati in quei due anni avevano quasi dimezzato la popolazione mondiale creando un nuovo Risorgimento. Tutte le persone, se così si volevano chiamare, stavano bene. C’era lavoro, c’erano soldi, c’era cibo in abbondanza e c’era lo svago più frenato, la vita era divenuta ancora più materiale e superficiale di prima. Ma l’umanità aveva dovuto scendere a patti. La cura faceva parte di uno di questi accordi e nella cura stessa c’erano condizioni non trattabili.

Carl non riusciva a guardare più un film per ovvi motivi. Il passato era stata letteralmente cancellato. C’era solo il presente.

Avrebbe dato un braccio per poter vedere un film western o anche un bel thriller che dagli anni 2000 avevano iniziato ad impazzare. Avrebbe guardato anche una di quelle pellicole piene di simboli propagandistici girati poco prima della brutta moria. Ma tutto questo era sparito, come molte altre cose. Si potevano vedere film girati solo da dopo la guarigione. Passavano solo quel tipo di pellicole e Carl era disgustato talmente tanto dalla cura che non poteva certo vedere le sue propagande.
L’unica cosa che poteva o doveva guardare era il telegiornale. Voleva continuare a vedere, malgrado fosse una atto masochista, quanto il mondo si sarebbe spinto in avanti in quella follia.

Telegiornale delle dodici. Sullo schermo comparve una figura. Si poteva comprendere che fosse donna solo dal nome che appariva i sovraimpressione.

Il volto era rotondo, senza capelli. Si vedevano ancora occhi, bocca e naso ma, come prevedeva la cura, la differenziazione tra le persone non ci sarebbe stata più. Tutti sarebbero stati uguali, eccetto per gli organi riproduttivi. La pelle era di color oro metallizzato. Sembrava uno di quei robot di guerre stellari. La faccia non produceva nessun movimento. Era un volto robotico asettico, ma dentro c’era un essere umano anche se per Carl chiamarlo tale era un mero esercizio di semantica.
La donna manteneva ancora la sua voce originale ma nell’aspetto sembrava il sottoprodotto di un romanzo di Asimov. Parlava di nuove disposizioni.

A partire dal prossimo mese si doveva fare una scelta, non ci si poteva più tirare indietro.

Tutti quelli che non avevano accettato la cura avrebbero dovuto infine decidere se accordarsi al resto dell’umanità che aveva scelto di trasformarsi per evitare il virus oppure, in definitiva, morire. Gli Stati Uniti del Mondo avevano decretato la condanna.

La donna usò parole difficili da capire, girando intorno al nocciolo della questione. Carl, che covava già da tempo quella paura, non ne fu sorpreso.

Spense la tv. Aveva sentito abbastanza per quel giorno. L’umanità avrebbe perpetrato quella follia.
L’unico modo per non essere contagiato dal virus era stato trasformarsi in qualcosa di non umano.

All’inizio tutti erano riluttanti ad accettare la cura per la propria guarigione. Vivere in quel modo, con una pelle traslucida dorata dura come l’acciaio, che reprimeva la maggior parte delle sensazioni tattili e olfattive, dando inoltre un aspetto così asettico, non era vivere.

Carl non sapeva che fine avevano fatto tutte quelle persone che in principio era di più di quelli che accettavano la cura.

Lui era isolato e la televisione non era un buon modo per reperire informazioni corrette. Cosa poteva fare? Se fosse uscito l’avrebbero arrestato e gli avrebbero somministrato con la forza quello che le persone la cura. La chiamavano l’era della guarigione.
Gli scettici e i contrari iniziarono a cambiare idea, almeno per quello che percepiva dalla tv. Non ci credeva ma dopo un lungo ragionamento tornava a dirsi:

Che posso farci?
I giovani erano stati i pionieri della guarigione. Era stati loro i primi a sperimentarla e poi alla spicciolata tutti quanti, o quasi tutti.
La guarigione e quindi la trasformazione prevedeva anche il controllo totale da parte dello Stato dei cittadini. Diceva:

“Per la sicurezza sanitaria di tutto il mondo dobbiamo limitare un po' di libertà, per il bene dell’umanità”

Il telefono e internet erano scomparsi per come si conoscevano prima del virus. Non ce ne era più bisogno. Nella cura c’era tutto il pacchetto.

Le persone che erano guarite avevano incorporato dentro di loro tutta la tecnologia che un tempo aveva bisogno ancora di un tocco di analogico. La cessione dei propri dati e metadati personali era l’inevitabile prezzo da pagare per poter sempre tracciare ogni persona in ogni luogo, in ogni suo spostamento e in ogni suo pensiero. Per i guariti non c’era nessun problema poiché erano soggiogati dalla società che si era creata, mentre ai resilienti, ai riluttanti ancora in vita, non era permesso fare alcunché se non stare tappato in casa.

Carl che era stato un giornalista fino a che internet non venne bloccato, aveva protestato fino a che la sua voce, come quella di tanti altri, venne silenziata.

Oltre al proprio corpo non accettava di perdere anche la propria libertà, la sua etica morale, che equivaleva all’unico tassello della propria vita che ancora poteva, in qualche modo, pilotare. Pensava che in fondo la morte fosse un ciclo naturale, un passaggio indispensabile per comprendere la vita.

Ne aveva paura ma la guarigione gliene faceva di più. Perdere il senno, perdere la propria coscienza era un prezzo troppo alto per sopravvivere.

Era davanti al televisore spento con la testa bassa. Guardava il pavimento. Quella era la resa dei conti. Il mondo aveva scelto. Lui aveva combattuto silenziosamente ma tutto era stato vano. La parvenza di libertà, quel poco che rimaneva, era stata infine sradicata fin dalla radice. I nuovi esseri umani avevano deciso per lui e non poteva farci niente. Tutto era finito, tutto si era compiuto.
Alzò di scatto la testa. I lunghi capelli neri, legati da un elastico, si sciolsero come se volessero insorgere. Poteva fare ancora una cosa. L’ultimo gesto di libertà. Il suo ultimo atto di ribellione che si fondava sulla più sacrosanta idea umana di libero arbitrio.

Si alzò dal divano e con fare deciso si diresse alla porta di ingresso del suo cubicolo. Appena aprì la porta la sirena iniziò a suonare forte. Uscì di casa a passo deciso.

I nuovi esseri umani era lì fuori. Due giocavano con un pallone di cemento, un altro passeggiava, un altro annaffiava piante di cui non avrebbe sentito l’odore. Tutti erano vestiti con dei lunghi vestiti che servivano più per nascondere i propri genitali. Con la nuova corazza caldo e freddo erano estinti.

Tutti lo guardarono con orrore. In pochi secondi si dileguarono come per paura di essere morsi o infettati da quella malattia che non riconoscevano più, la vera umanità.

La sirena strillava e tremava. Carl si ritrovò in strada. In pochi instanti due droni gli erano sopra. Una voce metallica lo intimò di fermarsi dicendogli che sarebbe potuto morire per il virus, che per la sicurezza nazionale non aveva il diritto di girare e che le forze dell’ordine era in arrivo.

Carl a quel punto iniziò a correre. Era ottobre e l’aria era già fresca ma il sole lo scaldava come il fuoco di un camino in una baita.

L’aria gli sferzava la faccia e per la prima volta dopo tre anni si ritrovò a respirare a pieni polmoni la pura aria, la pura libertà.
Carl si stava inebriando di tutte quelle sensazione. L’adrenalina iniziava a salire e la pelle iniziò a bagnarsi di sudore.
I nuovi umani che lo vedevano si ritiravano nelle loro case o scappavano da quel mostro che correva come se il domani fosse morto.
Due macchine delle autorità ben presto lo tallonarono. Carl si tolse la maglietta scandalizzando ancora di più i guariti che si coprivano gli occhi mentre scappavano.
“Se non si ferma saremmo costretti a sparare” gli intimò la voce che usciva dal megafono dell’auto.
Carl si disfò dei pantaloni e rimase nudo. La voce fece di nuovo l’annuncio.

Chiuse gli occhi. Correva con le braccia larghe. Si sentiva ancora vivo e libero. Era una sensazione che non ricordava potesse esistere più. Alcune gocce gli uscirono dai lati degli occhi.

Due colpi rapidi lo colpirono alle gambe e rovinò in terra scorticandosi il petto e il volto.

La sirena smise di lamentarsi. Le auto gli arrivarono a qualche piede e i droni lo primeggiavano di due metri.

Carl riuscì con le ultime forze a puntellarsi con le mani e ad alzare il busto. Uno dei nuovi esseri umani, uno dei più coraggiosi, lo guardava con gli occhi pieni di terrore da poco più di dieci metri.

Carl sputò sangue dalla bocca, piegò la testa e sorrise a quella persona che una volta poteva chiamare fratello.

“Non è mai troppo tardi” disse Carl con un filo di voce.

Poi ci furono altri tre spari.

I droni, rumorosi come mosche, si allontanarono dalla scena.

 

fine

Potete scaricare il racconto "Guarigione" gratuitamente. Per gli iscritti alla newsletter posso inviare il racconto, su richiesta, nel formato mobi ed epub.

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